"E la presenza del profilo genetico dell'imputato a provare la sua colpevolezza: tale dato, privo di qualsiasi ambiguità e insuscettibile di lettura alternativa, non è smentito nè posto in dubbio da acquisizioni probatorie di segno opposto ed anzi è indirettamente confermato da elementi ulteriori, di valore meramente indiziante, compatibile con tale dato e tra loro". Questo è quanto scrivono i giudici di Bergamo nelle motivazioni con cui hanno condannato Massimo Bossetti all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio.Secondo i giudici della corte d'assise di Bergamo Massimo Bossetti "non ha agito in modo incontrollato, sferrando una pluralità di fendenti, ma ha operato sul corpo della vittima" Yara Gambirasio "per un apprezzabile lasso temporale, girandolo, alzando i vestiti e tracciando, mentre la ragazza era ancora in vita, dei tagli lineari e in parte simmetrici, in alcuni casi superficiali, in altri casi in distretti non vitali e, dunque, idonea a causare sanguinamento e dolore ma non l'immediato decesso". E quanto si legge nelle motivazioni che seguono la condanna all'ergastolo decisa lo scorso 1 luglio. "Dopodiché - scrivono i giudici - ha lasciato la vittima ad agonizzare in un campo isolato e dove non è stata trovata che mesi dopo"."Il rinvenimento del profilo genetico di Bossetti e la sua collocazione provano che egli è l'autore dell'omicidio; daitabulati telefonici si ricava che la sera del fatto" - il 26 novembre 2010 - "non era altrove; dalle intercettazioni di conversazioni tra presenti che egli quella sera rientrò a casa più tardi del solito e che neppure nell'immediato, non solo a quattro anni di distanza, disse alla moglie cosa avesse fatto e dove fosse stato", scrivono i giudici nelle motivazioni.Non solo, scrivono i giudici: "la sua attività professionale spiega l'inusuale concentrazione sul cadavere di particelle di calce e di sferette di metallo (presenti sul corpo della vittima, ndr) frutto di lavorazioni a caldo o localmente a caldo, di cui solo indumenti e mezzi di lavoratori del settore siderurgico e del settore edilizio possono essere contaminati"."E' vero che la dinamica del fatto resta in gran parte oscura, ma ciò non scalfisce il dato probante rappresentato dal rinvenimento del Dna su slip e pantaloni". Così i giudici di Bergamo motivano la condanna all'ergastolo di Massimo Bossetti ritenuto l'autore dell'omicidio di Yara Gambirasio uccisa il 26 novembre 2010, con più colpi sferrati con un'arma sconosciuta, e abbandonata in un campo di Chignolo d'Isola."La collocazione del profilo genetico" di Bossetti sugli indumenti della 13enne "prova non solo che l'imputato e la vittima sono entrati in contatto ma che lui è l'autore dell'omicidio e, a fronte di tale dato, le residue incertezze su dove si sono incontrati, su come la vittima sia stata indotta a salire sul suo mezzo o su quale sia stata la successione dei colpi non rilevano", scrivono nelle oltre 150 pagine di motivazioni della sentenza emessa lo scorso 1 luglio.