Fotografandola con il massimo di apertura possibile dell’obiettivo, in modo da poter focalizzare anche i particolari, il verdetto di Luciano Violante è preciso. "L’Italia è un Paese in surplace. Sta aspettando".Esattamente cosa, presidente?"Aspetta che il motore riparta. Il problema è che ciascuno chiede che sia un altro a prendersi la responsabilità di questa ripartenza. I cittadini aspettano che lo faccia la politica, la politica aspetta che lo facciano le imprese, le imprese lamentano la insensibilità delle banche. In realtà dobbiamo muoverci tutti, avendo una idea nazionale, non egoistica dello sviluppo.Scusi, ma chi deve accendere per primo quel motore?"L’aspettativa generale è che sia la classe politica dirigente. Ma il potere pubblico non è onnipotente. Nella modernità i sistemi sociali e politici sono costruiti come una rete, non più come una piramide. Ogni snodo della rete può concorrere al benessere generale. Il cittadino spettatore è una figura tipica dei regimi autoritari, non dei regimi democratici".E questo secondo lei è un bene? È un bene che sul cittadino pesi un individualismo, diciamo così, più attivo o magari non è che tutto questo lo rende semplicemente più solo e più debole?"Essere cittadini non è un timbro sulla carta d’identità. Comporta doveri e responsabilità, non solo diritti. La difficoltà che viviamo deriva dalla frattura tra popolo e classi dirigenti. Le élites vengono attaccate come dannose, usurpatrici. E il popolo viene furbescamente accarezzato da chi si propone come unico suo legittimo difensore. Fenomeno non solo italiano: Trump e Le Pen fanno la stessa cosa. Ma la democrazia rappresentativa si regge sulla rappresentanza e in un sistema democratico non possono non esserci classi dirigenti. L’alternativa è il dominio dell’Unico, la dittatura. Ne’ la risposta può risiedere nella Rete, che crea connessioni tecnologiche, non comunità umane. Bisogna colmare la frattura. Il primo passo per riguadagnare fiducia spetta naturalmente alle classi dirigenti".Ecco, la sinistra in tutto questo dove sta? Qual è la sua narrazione su questioni decisive: terrorismo jihadista, immigrazione, lavoro, e così via, schiacciata come sembra da un lato dalle spinte populiste di destra e dall’altro da un balbettio - lo vogliamo definire genericamente buonista, politically correct? - che peraltro i cittadini sempre più rigettano?"A sinistra oggi sono troppo pochi quelli che studiano. Le cose vanno ancora peggio in altri settori del mondo politico. Ma per la sinistra è più grave perché la sinistra é tale se si pone l’obbiettivo di riformare la realtà, battendosi contro le iniquità. E come puoi riformare se non studi? Una delle conseguenze più gravi, per tutto il mondo dei partiti, è la infantilizzazione di gran parte della politica nazionale: improperi, litigi, sberleffi ma poca o nulla riflessione. Lei, inoltre, pone il tema della narrazione. Ecco: che narrazione stiamo facendo dell’Italia? Glielo dico io: da Questura. Le prime pagine dei giornali, i palinsesti dei talk show sembrano brogliacci di polizia. È tutto un insieme di arresti, processi, corruzione. Giusto parlarne, ovviamente. Ma domando: il resto dov’è? L’Italia è solo una enorme aula di Tribunale? Questa è una narrazione populista e subalterna del Paese".Presidente, non mi dica che siamo ancora al ‘è tutta colpa dei giornalisti’? Suvvia."Il tempo della responsabilità viene per tutti. E’ venuto per la politica, per l’impresa, per l’università, per la magistratura, per gli apparati pubblici; verrà anche per voi. Il vostro ruolo è insostituibile. Dovete decidere se farvi cogliere impreparati, come gli altri, o se cominciare a porre il problema della vostra responsabilità rispetto al compito di formare l’opinione pubblica. Voi a volte apparite trascinati nel gorgo della presunta irresponsabilità degli intellettuali. Non sto suggerendo di nascondere. Sto suggerendo, al contrario, di non nascondere nulla, di parlare anche delle cose positive del nostro Paese e di ciò che é criticabile negli altri. I 351 miliardi di euro di economia nera in Germania, la condanna di alcune grandi banche negli Usa colpevoli di aver falsificato gli indici ibor o la chiusura da parte di Cameron di 40 musei non sono fatti degni di commento? ".Per la serie: mal comune, mezzo gaudio? Magra consolazione, no?"Chiedo uno sforzo di sprovincializzazione. Bisogna solo decidere di comunicare le nostre capacità. I ragazzi italiani sono accolti da aziende e centri di ricerca stranieri in misura doppia rispetto alla media europea. Vorrà dire qualcosa sul nostro sistema di formazione? Non abbiamo eccellenze di una singola università; d’altra parte se una università chiede ad ogni studente 70.000 dollari all’anno, è facile essere eccellenti. Ma forse abbiamo una media eccellente, certo superiore alla media di tutte le università americane. Però non ne parla nessuno. Siamo propensi ad una narrazione negativa dell’Italia per una sorta di provincialismo cinico, patinato e deresponsabilizzante".Le chiedevo della sinistra, presidente."Ci arrivo. Cos’è la narrazione? È il racconto che fa sentire te ed il tuo interlocutore parte di una storia. Ebbene la sinistra non fa sentire i suoi interlocutori parte di una storia. È un fatto drammatico. La sinistra, politica e intellettuale, non sta più raccontando il proprio punto vista sulle grandi questioni del mondo. ".Per incapacità o perché non ci sono più valori condivisi da raccontare?"Io credo che bisogna ricostruire una capacità di formazione. La propaganda è necessaria, ma è cosa diversa dalla formazione. Un partito che non si occupa della formazione politica seppellisce il proprio futuro. Non è una articolazione della società ma solo una estensione dell’apparato pubblico. Faccio un esempio. A Roma, a Napoli, a Milano il Pd non è riuscito a trovare un candidato che non avesse già un incarico pubblico, politico a Roma e Napoli, manageriale a Milano".Ma non forse perché è la società che rifiuta i partiti? Che non li vuole più?"O sono i partiti che rifiutano la società? I partiti sono diventati strutture verticali, hanno subito un processo che io chiamo di caporalizzazione. Chi vuole essere partito, a destra come a sinistra, dovrebbe primariamente costruire una comunità politica. Più spesso, invece, costruisce una linea di potere. Negli ultimi anni un numero rilevante di partiti, da NCD e Sinistra Italiana, sono nati da scissioni parlamentari e non da una domanda della società. Questo è l’effetto della statalizzazione dei partiti. Il partito nasce per rispondere ad una esigenza del sistema politico".Lei ha parlato di valori che la sinistra deve recuperare per una narrazione e condivisa. Per esempio?"Il valore di fondo della sinistra è la lotta alle discriminazioni. La destra tollera la discriminazione; la non discriminazione è la conseguenza principale del principio di eguaglianza".E il garantismo?"Personalmente preferisco parlare di legalità. Essere osservanti delle leggi garantendo il godimento dei diritti ed esigendo l’adempimento dei doveri. Il tema dei doveri sembra scomparso dai nostri orizzonti, ma costituisce la bussola per la ricostruzione morale del Paese".