Una corsa incredibile, verso un oro olimpico e un record del mondo sui 400 metri con 43"03. Così il sudafricano Wayde van Niekerk ha polverizzato il 43"18 di Michael Johnson, primatista dal 1999, realizzato la profezia di un dio della corsa come Usain Bolt ("Farai il record del mondo..." gli aveva detto lo sprinter giamaicano due settimane prima dell'inizio di Rio 2016), e sprattutto reso fiera "Tannie Ans".Dietro uno dei record più inaspettati di questa Olimpiade (Wayde non aveva mai corso oltre i 55"01 quest'anno), infatti, c'è una storia di quelle che rimarranno nei cuori di chiunque apprezzi il lato sentimentale dell'atletica. Per considerare Wayde un atleta fuori dall'ordinario, bastano i suoi risultati: è l'unico della storia ad essere sceso sotto i 10" nei 100 metri, sotto i 20" nei 200 e sotto i 44" nei 400. Per quest'ultimo risultato, però, la sua arma segreta è stata "Tannie Ans" - per gli atleti sudafricani la zia Ans - che lo allena dal 2012.Ans Botha, settantaquattro anni compiuti e un passato da sprinter e saltatrice in lungo, ha esultato dagli spalti e, quando ha provato a scendere in pista per congratularsi con l'atleta, la security la ha bloccata. "Succede ogni volta così!", ha sorriso bonaria, quando la delegazione sudafricana è intervenuta per farla entrare."Non c'è stato bisogno di dire nulla, nelle nostre menti e nei nostri cuori sapevamo cosa pensavamo e che grande risultato abbiamo raggiunto", ha commentato l'allenatrice, abbracciando il suo campione. E Wayde non è stato da meno, nel tributarle gran parte del merito del suo risultato: "E' una donna incredibile, ha avuto un ruolo enorme nel farmi diventare la persona che sono ora e mi ha dato disciplina e concentrazione, facendomi capire chi potevo diventare".

Well done, Coach! #Rio2016 pic.twitter.com/Vp7JEOlaWp

— NBC Olympics (@NBCOlympics) August 15, 2016 Zia Ans e Wayde si sono incontrati nel 2012, quando lei allenava all'università di Free State, in Bloemfontein. Lui era un campione in erba a cui un brutto infortunio aveva strappato le ali nel 200 metri, lei lo prese sotto la sua ala protettiva e intuì che aveva le doti per misurarsi in categorie superiori. "Ogni volta che gareggiava nei 200 metri ne usciva sempre ferito o dolorante. Per questo lo incoraggiai a provare i 400 metri sfruttando le capacità sprint del suo corpo", ha sentenziato Ans. I due hanno studiato insieme un programma per portare l'allora diciottenne nella nuova categoria, trovando il giusto equilibrio negli allenamenti e adattandoli al suo fisico.Nonostante i suoi 50 anni di esperienza nell'allenamento, zia Ans non aveva mai portato un atleta alle Olimpiadi. Questo successo, però, ha fatto zittire chiunque la considerasse poco adatta al ruolo. Il segreto del suo metodo: disciplina, ma con un approccio umano. "Sono arrivato cinque minuti in anticipo al nostro primo allenamento, ma per zia Ans ero già in ritardo", ha raccontato Wayde. Lei, sempre sorridente, ha spiegato: "Io voglio bene ai miei atleti, li considero come figli miei, ma quando ci si allena non c'è spazio per altro. Poi però possiamo anche scherzare insieme".Il rapporto tra Wayde e zia Ans è solidissimo, confermato dalle dichiarazioni della coach ad un giornale sudafricano: "Quando dico a Wayde che deve fare questo o quello, lui non silamenta mai. A volte soffre sul serio, ma è il primo a dirmi 'so a che cosa servono questi sforzi'. Per me invece è fondamentale essere sempre vicino ai miei atleti".Ora le quotazioni di Ans sono alle stelle e lei, a quasi settantacinque anni, non ha nessuna intenzione di smettere di allenare. "Amo allenare e non vedo alcun motivo per smettere. E poi cosa dovrei fare? Non certo starmene con le mani in mano!".