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Secondo Marcello Veneziani «il principale problema per la Meloni non saranno gli alleati ma i suoi stessi elettori che per metà non condividono le sue scelte subeuropeiste e filoatlantiste » e per la nuova presidente del Consiglio «ci sono tre ordini di difficoltà: la situazione generale oggettivamente critica; la volontà di poteri, assetti, media di mettere in difficoltà il governo “di destra”; l’incognita di un governo inesperto guidato da una gagliarda donna con la freschezza dell’inesperienza e costituito da persone in buona parte formatesi all’opposizione».
Il governo ha ottenuto la fiducia del Parlamento ed è ora nel pieno delle sue funzioni. Crede che nei prossimi mesi la sua sarà una navigazione sicura o la grave crisi sociale e internazionale che stiamo affrontando lo metterà a dura prova?
Sarà una traversata difficile e dura, lo sa bene la Meloni. Ci sono tre ordini di difficoltà: la situazione generale oggettivamente critica; la volontà di poteri, assetti, media di mettere in difficoltà il governo “di destra”; l’incognita di un governo inesperto guidato da una gagliarda donna con la freschezza dell’inesperienza e costituito da persone in buona parte formatesi all’opposizione.
Dopo settimane di tensione ieri Berlusconi ha smorzato i torni nel suo discorso al senato, ma già nella partita dei sottosegretari si riaccendono le tensioni in Forza Italia. Crede che le maggiori tensioni in maggioranza possano arrivare da FI?
Nell’ordine dei problemi per la Meloni Forza Italia non sarà il primo; ma lo scoglio Berlusconi per la sua imprevedibilità si annuncia come l’insidia interna maggiore. Berlusconi corre il rischio di scissioni interne a Forza Italia.
Nonostante la delusione per il risultato elettorale la Lega è riuscita a prendere il Mef e le Infrastrutture, ministeri chiave per il Pnrr, e il Viminale con un tecnico a lei vicino. Pensa che Salvini abbia giocato bene le proprie carte o sarà comunque messo sotto pressione da chi vorrebbe spodestarlo dall’interno?
Nella partita sulla formazione del governo Salvini ha giocato con equilibrio e ha ottenuto apprezzabili risultati, dal loro punta di vista. Certo, cova una certa fronda interna acuita dal flop elettorale ma allo stato attuale non mi pare di intravedere leader alternativi che sappiano guardare oltre la propria regione o poco più.
Come giudica l’esordio di Meloni dal punto di vista comunicativo, visto il suo discorso e il botta e risposta in Parlamento ad esempio con Serracchiani.
Un esordio positivo, considerando che doveva mediare tra gli scontenti che sono stati la sua base elettorale (Scontenti è pure il titolo del mio prossimo libro in uscita lunedì da Marsilio) e l’establishment che le chiede garanzie di continuità su molti piani. Non so se ci riuscirà nei fatti a realizzare questa linea mediana o se l’una si ridurrà solo a parole, simboli e paravento dell’altra. Ma dal punto di vista comunicativo oggi mi appare efficace e ben “bilanciata” tra veemenza e prudenza. Vedremo nel passaggio tra il dire e il fare.
Tra le prime prove del governo c’è la legge di Bilancio. Meloni ha detto che la crisi impone scelte obbligate, ad esempio sul caro bollette, e quindi altri provvedimenti saranno rimandati. Come prenderà Salvini il rinvio ad esempio della riforma delle pensioni e di altri cavalli di battaglia leghisti?
Non lo so ma la politica è il regno delle compensazioni e delle comparazioni: bisogna vedere cosa si sacrifica e a che prezzo, ovvero cosa si ottiene in cambio e come si procede nel contesto. Ma le previsioni non sono in grado di farle nemmeno i diretti interessati, figuriamoci gli osservatori.
L’altro tema chiave è la politica estera, sulla quale Meloni ha una linea molto chiara. Pensa che questo possa mettere in difficoltà la maggioranza, viste le idee della Lega e di Forza Italia in merito?
Penso che il principale problema per la Meloni non saranno gli alleati ma i suoi stessi elettori che per metà non condividono le sue scelte subeuropeiste e filoatlantiste. Lei non li ha ingannati, lo ha detto ben prima del voto. Ma resta un problema presentarsi da forza d’opposizione a governo di continuità con Draghi e con la Cappa euroatlantica.
Sulla questione immigrazione Fratelli d'Italia e Lega hanno idee diverse, e Salvini ha già messo le mani avanti incontrando il comandante della Guardia Costiera mentre il ministro Piantedosi ha messo gli occhi sulle ong che operano nel Mediterraneo. Pensa che questo possa essere in futuro un terreno di scontro in maggioranza?
Possibile ma non accadrà mai in una democrazia e in un sistema di coalizione che ci sia un blocco unico, compatto su tutti i temi. La differenza di posizioni c’è, può essere un problema o anche un vantaggio perché si copre un arco di opzioni e consensi più largo.
Meloni ha detto che è disponibile anche a non farsi rieleggere pur di fare ciò che è necessario e che lo farà perché è una donna libera. Pensa che questo escluda qualsiasi ipotesi di un cambio di componenti nella maggioranza, magari dettato da una delle ormai celebri mosse di Matteo Renzi?
Almeno in teoria non mi pare che si possa escludere qualche “fluttuazione” o cambio; la Meloni dice di escludere di governare subendo ricatti che reputa inaccettabili; ma ciò non preclude modifiche nella composizione della maggioranza, anche se allo stato mi pare improbabile.
A proposito di Renzi, ieri ha bacchettato il Pd nel suo modo di fare opposizione. Crede che dem, M5S e terzo polo possano ritrovarsi su battaglie comuni, ad esempio il salario minimo, o la destra avrà strada libera nell'azione di governo viste le divisioni nell'altro campo?
Anche in questo caso non si possono fare previsioni, le variabili sono troppe. Certo, sarà difficile che possano allearsi tutte e tre (o quattro) le opposizioni; in ogni caso un cartello unitario delle opposizioni magari giova ai Dem, ma nuoce al M5S e al terzo polo, che in quanto “terzo” non può ripiegare su uno schema duale maggioranza- opposizione.