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Battaglia sul fine vita
Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha reso noto che sosterrà “Fabrizio”, un uomo ligure di 79 anni affetto da una malattia irreversibile e tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, che ha deciso di ricorrere al suicidio assistito in Svizzera. Secondo Cappato, l’uomo è stato costretto alla scelta a causa dei «gravi ritardi della Asl» e del rifiuto del Servizio sanitario nazionale di garantire l’aiuto medico alla morte volontaria, nonostante un diritto sancito dalla Corte costituzionale. «È successo di nuovo», ha scritto l’esponente radicale sui social, denunciando come casi simili si ripetano in diverse regioni italiane.
Disobbedienza civile e “Soccorso civile”
Cappato ha annunciato la nascita dell’associazione “Soccorso civile”, che conta già 43 soci e di cui è responsabile legale: «Saremo pronti ad aiutare chi, in condizioni stabilite dalla Consulta, si vede negare in Italia il diritto a una morte assistita». Intanto, il tema del fine vita continua ad agitare le istituzioni. In Piemonte, l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi ha annunciato la stesura di nuove linee guida regionali alla luce dell’ultima sentenza della Consulta. «Si tratta di una materia delicata – ha spiegato – che non può essere lasciata all’interpretazione delle singole Asl. Stiamo predisponendo un testo conforme alle pronunce giurisprudenziali e alle norme vigenti».
Il nodo politico
Sul fronte parlamentare, il relatore della legge sul fine vita, Pierantonio Zanettin (FI), ha ricordato la necessità di una normativa nazionale: «In gioco ci sono due valori costituzionali difficilmente conciliabili: la tutela della vita e il diritto all’autodeterminazione. Non possiamo lasciare che ogni regione stabilisca regole diverse, con il rischio di un vero e proprio ‘turismo del fine vita’». Secondo Zanettin, la strada resta quella di un «compromesso politico», in attesa di una legge che possa dare certezze giuridiche alle persone in condizioni di sofferenza estrema.