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European Union
Il capo dell’Ufficio del presidente ucraino, Andriy Yermak, interviene per difendere Volodymyr Zelensky dalle accuse di corruzione esplose dopo l’inchiesta che ha portato alle dimissioni dei ministri dell’Energia e della Giustizia. In un’intervista ad Axel Springer Global Reporters, rete che comprende anche Politico, Yermak definisce Zelensky «una persona di grandi principi» e ribadisce che «non è corrotto».
Il caso “Operazione Mida” scuote il governo
Lo scandalo, ribattezzato “Operazione Mida”, ha rivelato un sistema di tangenti stimato in circa 100 milioni di dollari nel settore energetico: il più grave episodio di corruzione dall’inizio della presidenza Zelensky. Secondo Yermak, il presidente «ha dichiarato guerra alla corruzione e ha consentito indagini completamente libere», prova dell’indipendenza delle agenzie anticorruzione ucraine. Il capo dell’Ufficio presidenziale ha però lasciato intendere che «alcune forze politiche stanno cercando di usare» l’inchiesta per delegittimare la leadership di Kiev. «Prima di giudicare servono processi e sentenze», ha aggiunto. Il tutto in un momento estremamente complesso per il Paese, colpito da blackout e nuovi bombardamenti russi sulle infrastrutture energetiche.
Pressioni da Bruxelles: «Serve un piano credibile»
L’eco dello scandalo è arrivata anche a Bruxelles. Un funzionario dell’UE, interpellato da Politico, afferma che Zelensky dovrà «rassicurare tutti, probabilmente con un piano concreto contro la corruzione», soprattutto dopo che la Commissione europea ha segnalato «progressi limitati». Allo stesso tempo, nel rapporto sull’allargamento vengono riconosciuti i «notevoli progressi» compiuti dall’Ucraina in altri settori. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha ribadito la necessità di «proseguire con le riforme», sottolineando che credibilità e trasparenza restano requisiti indispensabili nel percorso europeo di Kiev.
La crisi di bilancio da 41 miliardi e i fondi russi congelati
Lo scandalo esplode mentre l’Ucraina deve far fronte a un buco di bilancio da 41 miliardi di euro per il 2026. Bruxelles punta a utilizzare gli asset russi congelati come garanzia per un prestito, ma il Belgio – sede di Euroclear, che detiene la maggior parte dei fondi – teme ritorsioni e frena. Secondo Politico, senza nuovi finanziamenti Kiev potrebbe essere costretta a razionalizzare drasticamente la spesa già da aprile: possibili tagli agli enti locali, al pubblico impiego e alle retribuzioni dei lavoratori statali.


