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Prima il ritiro delle offerte di lavoro per alcune dichiarazioni critiche nei confronti di Israele, poi il dietrofront. Succede a New York, dove uno degli studi legali più prestigiosi degli Stati Uniti, Davis Polk, ha deciso di annullare l’assunzione di tre studenti di Harvard e della Columbia che secondo la compagnia avrebbero guidato i gruppi studenteschi autori del documento “incriminato”. Salvo poi riconsiderare la decisione per due degli aspiranti associati, quando gli stessi hanno negato di aver sottoscritto la lettera.
Un’episodio, racconta il New York Times, che la dice lunga sulla complessità di una delle questioni più controverse degli ultimi decenni. E sulla difficoltà, anche in ambito lavorativo, di conciliare le opinioni politiche personali con i valori espressi dall’azienda: può un datore – si chiede la testata americana – ritenere un dipendente o un potenziale assunto personalmente responsabile di ogni azione intrapresa da un gruppo di cui quell’individuo è membro?
In questo caso, lo studio legale aveva sostenuto che due degli studenti candidati per l’impiego avessero avuto un ruolo di leadership all’interno del gruppo che ha diffuso la lettera di condanna nei confronti di Tel Aviv. Il terzo avvocato in lizza è ritenuto invece un “affiliato” del gruppo filopalestinese di Harvard che ha definito il “regime israeliano” responsabile per il massacro del 7 ottobre da parte dei miliziani di Hamas. Lo studio però non ha chiarito se farà effettivamente retromarcia, e quale delle tre posizioni sia stata riconsiderata. Il presidente e socio dirigente di Davis Polk, Neil Barr, si è limitato a dichiarare in un’intervista che l’azienda non vuole associare il proprio nome a chi sostiene Hamas.
“Le opinioni espresse in alcune delle dichiarazioni firmate negli ultimi giorni dalle organizzazioni studentesche delle facoltà di giurisprudenza violano il sistema di valori della nostra azienda”, ha spiegato Davis Polk in una nota, esprimendo la necessità di “mantenere un ambiente di lavoro solidale e inclusivo” senza inquinare il clima con l’assunzione degli studenti “responsabili di aver sottoscritto queste dichiarazioni”, i quali “non sono più i benvenuti nella nostra azienda”. Poi la vicenda si è complicata. Alcuni degli studenti hanno protestato con la decisione dello studio, dissociandosi dai gruppi studenteschi di cui erano parte, e dei quali non hanno condiviso le posizioni.
Di fronte alla tempesta di critiche e polemiche, infatti, negli scorsi giorni diverse organizzazioni studentesche di Harvard ritirano la firma dalla lettera di 31 gruppi studenteschi del prestigioso ateneo americano in cui si afferma che Israele è "interamente responsabile per la violenza in corso" senza una condanna dell'attacco di Hamas. Tra le associazioni che stanno dissociando dalla lettera – che è stata un'iniziativa del comitato di Harvard in solidarietà con i palestinesi - vi sono anche la sezione universitaria di Harvard e la Harvard Islamic Society. Un altro gruppo che ha ritirato la firma, Harvard Undergraduate Ghungroo, ha postato sui social media una dichiarazione "per scusarsi formalmente" e "chiarire che noi siamo solidali con le vittime sia israeliane che palestinesi". L'ondata di polemiche e di condanne, anche da parte di diversi esponenti politici di entrambi i fronti, ha costretto la presidente di Harvard, Claudine Gay, ad intervenire per condannare gli attacchi di Hamas: "Una cosa così disumana è orribile, a prescindere dalle posizioni individuali sulle origini di questo lungo conflitto nella regione - ha detto - se gli studenti possono avere il diritto ad avere le loro opinioni, nessun gruppo, neanche 30 organizzazioni studentesche, può parlare per l'università di Harvard o la sua leadership". Per ragioni di sicurezza, erano stati ritirati i nomi dei firmatari della lettera, ma alcuni sono stati pubblicati da diversi siti e oggi nel campus di Harvard è apparso un camion con montati i nomi e le foto di alcuni di questi studenti, indicati come "i principali antisemiti di Harvard".
Ma il caso alla Davis Polk è tutt’altro che isolato. Un episodio analogo è avvenuto nello studio legale Winston & Strawn, che ha recentemente revocato l’impiego promesso a una studentessa di giurisprudenza della New York University. Si tratta di Ryna Workman, presidente della Student Bar Association dell’università, che in un messaggio indirizzato al gruppo studentesco ha affermando che “Israele ha la piena responsabilità per questa tremenda perdita di vite umane”. Negli ultimi giorni, sottolinea il New York Times, alcuni grandi investitori di Wall Street hanno chiesto alle aziende di non assumere studenti che siano membri di gruppi critici nei confronti di Israele. E William Ackman, colui che gestisce i fondi speculativi, sui social ha apertamente chiesto ad Harvard di rilasciare i nomi dei membri di queste organizzazioni studentesche.