In Giappone un uomo è stato condannato a morte dopo che un tribunale lo ha ritenuto responsabile di un incendio doloso nel 2019 in uno studio di animazione causando la morte di 36 persone. Shinji Aoba, così si chiama il condannato, aveva confessato di aver provocato l'incendio, il crimine più sanguinoso degli ultimi decenni in Giappone.

Nell'aula del tribunale, gremita di familiari delle vittime, una persona ha pianto e si è coperta gli occhi nel momento in cui è stata letta la sentenza. «Non pensavo che sarebbero morte così tante persone, e ora penso di aver esagerato», ha detto Aoba nella prima udienza del processo iniziato lo scorso settembre. Per la pubblica accusa, l'imputato si era convinto che lo studio di animazione, conosciuto dai fan come KyoAni, gli avesse rubato le idee di alcuni soggetti, cosa che la società ha negato. Lo stesso Aoba nell'incendio aveva riportato ustioni che hanno ricoperto il 90% del corpo per cui è stato sottoposto a 12 operazioni. L'uomo, che aveva ripreso conoscenza solo settimane dopo la strage, aveva pianto a singhiozzo dopo essersi sottoposto a una riabilitazione che gli aveva restituito la capacità di parlare.

Il Giappone è uno dei pochi Paesi sviluppati in cui vige ancora la pena capitale, di solito applicata solo nei casi di omicidio con più di una vittima, con i sondaggi che mostrano un elevato sostegno dell'opinione pubblica. Tuttavia, le critiche da parte dei gruppi per i diritti sono numerose: i detenuti sono spesso informati dell'imminente esecuzione la mattina del giorno stesso in cui devono essere impiccati. L'ultima esecuzione risale al 2022. A dicembre 2023, erano 107 le persone nel braccio della morte. Le esecuzioni di più alto profilo negli ultimi anni sono state nel 2018, quando il Giappone ha impiccato 13 persone - tra cui il guru di un culto dell'apocalisse - responsabili degli attacchi con il sarin del 1995 alla metropolitana di Tokyo.