Come Radicali Italiani riteniamo che la discussione in atto in tutto l'Occidente sul 'Che fare adesso in Ucraina' sia viziata da un errore di valutazione radicale, pregiudiziale; errore fatto in buona fede o con la coda di paglia, ma questo è un altro problema, successivo. L'errore è ritenere che Vladimir Putin sia parte della soluzione del problema mentre in realtà è il problema.

Vi domando: come avreste giudicato Francia e Inghilterra se, il 1° settembre 1939, si fossero messe a discutere sulla situazione interna della Polonia invasa dalle truppe naziste e non avessero invece compreso - con tragico ritardo - che occorreva fermare comunque e dovunque Hitler, dopo averlo lasciato libero di occupare in precedenza la Renania, i Sudeti, la Cecoslovacchia e l'Austria? E come avreste giudicato l'intero Occidente se, sessant'anni dopo, nel marzo 1999 si fosse messo a discutere della situazione interna del Kosovo invaso dalle truppe serbe, e non avesse invece compreso di nuovo con tragico ritardo che occorreva fermare comunque e dovunque Milosevic, dopo averlo lasciato libero di attaccare in precedenza Slovenia, Croazia e Bosnia Erzegovina?

Oggi si sprecano le analisi sulla capacità di resistenza dell'Ucraina ma siamo in pochi a dichiarare pubblicamente che non esiste alcuna alternativa credibile al sostegno a Kiev perché Vladimir Putin - forte del fatto che è stato lasciato libero di occupare e compiere crimini in Cecenia, parte della Georgia, parte della Siria, parte dell'Ucraina, parte dell'Africa - non si fermerà mai se non lo fermiamo noi. Tutta la politica di Putin è oggi incentrata sulla volontà di espandersi a Ovest, a tutti i costi, compreso il mandare al massacro centinaia di migliaia di russi; una riedizione aggiornata del 'Lebensraum' hitleriano, non più verso Est ma verso Ovest.

Di cosa c'è ancora bisogno per comprendere che Putin non è un interlocutore credibile a affidabile, quando l'anno che si chiude ci ha regalato l'ennesimo tradimento da parte sua della parola data, questa volta non alle democrazie occidentali ma a un criminale del suo calibro, il leader del Gruppo Wagner, Evgeny Prigozhin, rimasto ucciso con tutto il vertice della Wagner a causa dell'abbattimento dell'aereo dove viaggiava da parte della contraerea russa? Una fine che ha molte assonanze – se vogliamo continuare con i rimandi al nazismo – con la resa dei conti di Adolf Hitler con Ernst Rohm, il suo braccio destro diventato ingombrante ed ingestibile.

Diciamolo: non ci sono alternative al sostegno convinto all’Ucraina, che deve essere, innanzitutto, sostegno militare, finanziario, umanitario. Come Radicali Italiani, dal 24 febbraio 2022, abbiamo messo sul tappeto altri fronti di azione:

  1. Incriminazione di Putin all’Aja. È tragicamente inadeguata l’incriminazione, spiccata il 17 marzo 2023, di Vladimir Putin e di Maria L’vova Belova (sedicente “commissaria per i diritti dei bambini) per “deportazione di bambini ucraini”. Quello è solo uno delle decine di reati elencati negli articoli 7 e 8 dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale e che possono essere tutti applicati alle attività criminali che Putin e che la catena di comando russa compiono ogni giorno e ogni notte in Ucraina, da 650 giorni. A differenza dei tempi di Hitler e di Milosevic, le tecnologie attuali hanno consentito a varie squadre di esperti di accumulare prove e testimonianze sui crimini russi; occorre che la Corte Penale Internazionale trasformi tali prove in puntuali e circostanziate incriminazioni. Radicali Italiani l’ha chiesto anche manifestando davanti alla sede della CPI, all’Aja, il 7 ottobre scorso. Se non ora, quando?
  2. Nel riconoscere che Giorgia Meloni ha confermato a più riprese il convinto sostegno dell’Italia all’Ucraina continuiamo a richiederle di revocare tutte le onorificenze della Repubblica Italiana concesse a uomini del Cremlino dai governi italiani che si sono succeduti dal 2014 al 2021, a partire dall’onorificenza più vergognosa di tutte, quella concessa nel 2017 al portavoce di Putin Dmitry Peskov. Il 4 ottobre scorso Radicali Italiani ha consegnato al capo di gabinetto del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio centinaia di firme di cittadini che chiedono tale revoca.
  3. Anche i Comuni italiani possono sostenere fattivamente l’Ucraina attraverso lo strumento del “gemellaggio”. Il presidente di Radicali Italiani, Igor Boni, ha presentato formalmente al Comune di Torino una richiesta di gemellaggio con la città ucraina di Dnipro. In occasione dello scorso 25 aprile, una delegazione di Radicali Italiani si è recata in Ucraina e ha avuto colloqui con le autorità di Kiev anche al fine di sviluppare l’iniziativa dei gemellaggi.

A ciascuno il suo, dunque. L’inverno davanti a noi sarà l’inverno più duro per l’Ucraina. Putin ha fatto incetta di missili e droni per scagliarli, a ondate, notte dopo notte per fiaccare la Resistenza di Kiev. L’Italia, l’Unione Europea, le democrazie occidentali devono cessare di fantasticare su impossibili “paci con Putin” e concentrarsi sulla difesa non solo dell’Ucraina ma dei valori di libertà, democrazia e diritto sui quali si basa la nostra civiltà.