«Ho sempre detto che la guerra non sarebbe terminata perlomeno fino a fine anno. È inutile farsi illusioni: la Russia ha ampiamente riconvertito la sua potenza industriale nella produzione di armi, un soldato lo pagano il doppio di un operaio e ce n'è un milione sul campo». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani al Corriere della Sera, ammettendo che «è complicato, ma bisogna fare marcia indietro da questo sistema di guerra. Putin ha costruito una macchina da guerra. Ora deve accettare che il percorso sia quello del negoziato e della pace».

Da Città del Messico, Tajani ha valutato lo scambio di prigionieri in corso tra Kiev e Mosca come un «segnale positivo». «Ma non illudiamoci - il monito del ministro - la guerra non finirà in tempi brevi. Bisogna esplorare tutte le strade, lavorare a soluzioni per un cessate il fuoco e poi una pace giusta e duratura, anche se mentre lo facciamo cadono ancora le bombe». Tajani ha ribadito la necessità di «raddoppiare» le pressioni sul leader del Cremlino e di non «bruciare il canale aperto con il Vaticano», che potrebbe essere il «luogo giusto alla fine del cammino negoziale, non all'inizio».

Tajani ha parlato anche delle 270 italiane che continuano a operare in Russia. «Sono pezzi importanti della nostra economia - ha spiegato - Lo dico anche a proposito del “golden power” di Unicredit: sul nodo che ti obbliga a lasciare la Russia entro pochi mesi io resto critico, perché Unicredit è l'unica banca che può prestare servizi alle tante imprese italiane in quel Paese». Infine un monito: «Stiamo attenti, è possibile che la date del gennaio 2026 per interrompere le attività in Russia sia troppo vicina».

Intanto non si ferma l’aggressione russa all’Ucraina, che è stata colpita nella notte da una delle più intense ondate di bombardamenti dall’inizio della guerra, con un bilancio provvisorio di almeno 12 morti. Secondo l’aeronautica militare ucraina, le forze di difesa hanno abbattuto 45 missili e 266 droni russi su un totale di 367 proiettili lanciati, tra cui 69 missili e 298 droni kamikaze.

L’attacco, definito “combinato”, ha interessato la maggior parte delle regioni ucraine e ha causato danni diffusi. In 22 località sono stati segnalati raid aerei, mentre in 15 zone si sono verificate cadute di detriti provenienti da missili e droni intercettati, secondo un comunicato diffuso su Telegram. Le autorità continuano a valutare l’entità dei danni e il numero delle vittime.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha denunciato il massiccio attacco parlando di «attacchi deliberati contro città ordinarie». «Ci sono morti, anche tra i bambini. Le mie condoglianze alle famiglie colpite», ha detto.

Zelensky ha lanciato un appello urgente alla comunità internazionale, accusando il silenzio degli Stati Uniti e di altri Paesi che incoraggia l’aggressività del Cremlino. «Ogni attacco terroristico russo è una ragione sufficiente per imporre nuove sanzioni», ha dichiarato, sottolineando che solo una pressione economica reale potrà fermare la guerra. «Putin deve essere costretto a pensare non ai prossimi lanci di missili, ma a come porre fine alla guerra», ha concluso.