Vizio totale di mente: è quanto ha deciso il gup di Roma Anna Maria Gavoni, che ha assolto Alice Sebesta, la detenuta tedesca che il 18 settembre 2018 ha ucciso i due figli, scaraventandoli dalle scale nel reparto nido del carcere di Rebibbia.

La donna dovrà trascorrere 15 anni in una Rems, struttura sanitaria per l’esecuzione di misure di sicurezza. Anche il pm Eleonora Fini aveva chiesto l’assoluzione per vizio totale di mente. La donna, difesa dall’avvocato Andrea Palmiero, poco prima della sentenza ha reso dichiarazioni spontanee in aula. «Non è vero che sono una cattiva madre, non ho usato alcuna crudeltà - ha detto -. L’ho fatto per salvare i miei figli: a loro ci penso ogni giorno». Uscita dall’aula ha abbracciato in lacrime il suo avvocato. U

na donna affetta da «una grave forma di dissociazione», che al suo ingresso in carcere aveva già alle spalle un percorso clinico di 9 anni. Un particolare che era emerso nel corso dell’incidente probatorio, finalizzato a capire se la donna, arrestata il 26 agosto 2018 perché trovata in possesso di 10 chili di marijuana, fosse capace di intendere e di volere. «La sua è una patologia abbastanza forte - spiegava allora al Dubbio l’avvocato Palmiero - e il consulente ha rilevato una grave forma di dissociazione».

Le sue condizioni, però, non erano state ritenute incompatibili con il regime carcerario, nonostante quanto contenuto in un documento firmato dal capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria, Francesco Basentini, visionato dall’Ansa subito dopo la tragedia. Prima di uccidere Faith, di 4 mesi, e Divine, di 19 mesi, la donna sarebbe stata segnalata più volte «per alcuni comportamenti, sintomatici di una preoccupante intolleranza nei confronti dei due piccoli», tanto che il personale del carcere aveva segnalato «la necessità di accertamenti anche di tipo psichiatrico».

Prima di compiere il terribile gesto, la donna aveva atteso che le altre detenute sfilassero prima di lei per poi rimanere in disparte e sbattere ripetutamente, con forza, il corpo dei suoi due bimbi per terra. Una volta compreso quanto stava accadendo, sono intervenute alcune agenti della polizia penitenziaria e diverse detenute rom per cercare di fermare la furia della donna.

«Adesso i miei figli sono liberi, gli ho dato la libertà», aveva spiegato la donna al suo avvocato, giustificando così la tragica fine dei suoi figli. Nel corso dell’interrogatorio, la donna aveva affermato di aver «mandato mio figlio a Dio». E aveva aggiunto: «ho cercato un posto dove buttare i bimbi perché certamente andranno in cielo. Non voglio che questo mondo li distrugga».