Sparate da campagna elettorale certo, ma il sasso lanciato da Donald Trump nello stagno della Nato ha immediatamente allargato il raggio dei cerchi concentrici. Durante un comizio in Carolina del Sud, l'ex presidente Usa, e probabile candidato repubblicano alle elezioni di quest'anno, ha affermato di aver avvertito gli alleati della Nato che «avrebbe incoraggiato» la Russia «a fare tutto ciò che diavolo volesse» nei confronti dei paesi europei definiti come «delinquenti».

Trump si riferisce alle nazioni dell'Alleanza che non pagano in maniera sufficiente la loro quota di finanziamento o non rispettano i budget di spesa stabiliti. Insomma nel caso Putin allungasse le sue mani sull'Europa questa potrebbe non contare sull'aiuto degli Usa qualora il tycoon tornasse alla Casa Bianca.

La minaccia sia pure sotto forma iperbolica però ha fatto immediatamente scattare l'allarme rosso a Bruxelles. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltemberg, ha risposto: «Qualsiasi suggerimento che gli alleati non si difendano a vicenda mina tutta la nostra sicurezza, compresa quella degli Stati Uniti, e mette i soldati americani ed europei a maggior rischio». Le frasi di Trump negano alla base il fondamento dell’articolo 5 che impegna i paesi membri ad intervenire in difesa di un alleato attaccato.

Concetto ribadito anche dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel il quale è intervenuto con stizza: «Le dichiarazioni avventate sulla sicurezza della Nato e sulla solidarietà ai sensi dell'articolo 5 servono solo nell'interesse di Putin». Anche dagli Stati Uniti i commenti non hanno tardato. Per il portavoce della Casa Bianca Andrew Bates «incoraggiare le invasioni dei nostri più stretti alleati da parte di regimi assassini è spaventoso e squilibrato e mette in pericolo la sicurezza nazionale americana, la stabilità globale e la nostra economia in patria».

Diversi commentatori ritengono che le sparate di Trump facciano parte di una strategia provocatoria per conquistare i titoli dei giornali, indignare i critici e infiammare i propri sostenitori. Ma è bene ricordare che già nel 2018, l'allora presidente, furioso per il mancato impegno di spendere il 2% del PIL per la difesa da parte degli europei, minacciò di ritirare del tutto gli Stati Uniti dall'Alleanza.

Secondo le statistiche pubblicate dalla stessa Nato, la spesa militare degli Usa nel 2023 è stata pari al 3,49% del PIL. Un livello aumentato con la guerra in Ucraina in controtendenza con la diminuzione post Guerra fredda. Anche i membri europei per aumentare i finanziamenti concordarono in un vertice del 2014 in Galles di contribuire con almeno il 2% del loro PIL entro il 2024. Ma nel 2017, solo quattro paesi hanno raggiunto quella soglia: Stati Uniti, Grecia, Regno Unito e Polonia. Da allora, l'argomentazione di Trump è stata che gli Usa devono fare pressione sugli alleati per espandere i loro bilanci militari.

Così sette anni dopo, la spesa militare della NATO è cambiata in modo significativo, il numero di nazioni alleate che hanno raggiunto la soglia è aumentata con Lettonia, Lituania, Estonia e Croazia. Poi, con l'aumentare dei timori per le ambizioni espansionistiche della Russia, altri membri europei hanno espanso i loro bilanci: Ungheria, Romania, Slovacchia e la Finlandia, il nuovo arrivato, hanno speso più del 2%. In particolare il Regno Unito ha raggiunto il 2,07%, mentre Germania, Francia, Italia e Spagna sono scese al di sotto. L'Europa rimane dunque dipendente dal sostegno Usa e Trump sa che ciò costituisce una formidabile carta da giocare in future controversie. Ma le parole tycoon hanno spaventato anche esponenti repubblicani. In primis la sua unica competitor in lizza per la candidatura alle presidenziali. L'ex ambasciatrice alle Nazioni Unite Nikki Haley per la quale l'ultima cosa che gli Stati Uniti vogliono fare è «schierarsi con la Russia».