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Il pre- triage per le carceri è una delle misure prioritarie per fronteggiare il rischio di diffusione del contagio da Covid- 19 e garantire sicurezza e salute ai detenuti e agli operatori penitenziari. Eppure accade che nel carcere di Treviso ancora non è funzionante nonostante sia stato messo a disposizione un apposito ' box esterno'. La direzione del carcere, però, è ancora in attesa di riscontro in merito, già richiesto all'azienda Ulss competente. A porre il problema della mancata prevenzione nel carcere di Treviso è il portavoce del coordinamento regionale Uil Pol Pen Innocenzo Bonelli. Il sindacalista della polizia penitenziaria si è rivolto direttamente al provveditorato dell’amministrazione penitenziaria del triveneto. «Egregio Provveditore – si legge nella nota urgente -, in riferimento all’emergenza sanitaria che stiamo fronteggiando in questi ultimi mesi ed in considerazione delle molteplici situazioni di contagio verificatesi, preme per la scrivente organizzazione sindacale trovare soluzioni di prevenzione a beneficio degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, i quali, diligentemente, svolgono i propri compiti Istituzionali nonostante le scarse condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro che, non di rado, tendono a minare l’incolumità personale». Il sindacalista chiede di ricevere notizie in merito alla realizzazione delle postazioni di controllo, il cosiddetto “Pre- Triage”, negli Istituti Penitenziari, sottolineando che presso la casa circondariale di Treviso, a tutt’oggi, non viene realizzato controllo alcuno nei confronti del Personale che accede in Istituto. «Altresì – continua la nota - riteniamo opportuno chiedere alla S. V. di valutare l’opportunità di sottoporre il Personale di Polizia Penitenziaria all’esame diagnostico del tampone, al solo fine di scongiurare il pericolo che vi siano dipendenti positivi al Covid- 19». Viene sottolineato che tale esigenza assume carattere d’urgenza poiché la positività al virus, non sempre è seguita da talune sintomatologie ma, come già noto, possono verificarsi casi di positività asintomatici. «Ed è di questi ultimi casi – prosegue Bonelli della Uil - che nutriamo particolare preoccupazione e sentiamo la necessità di voler tutelare il Personale di Polizia Penitenziaria e di conseguenza le rispettive famiglie». La preoccupazione è tanta. Qualora vi sia anche solo un caso positivo asintomatico, lo stesso potrebbe contagiare altro personale e contagiare, di conseguenza, anche parte della popolazione detenuta. Il provveditorato ha risposto alla comunicazione urgente, confermando che le operazioni di triage non sono ancora potute iniziare in quanto la Direzione è in attesa di riscontro in merito, già richiesto all'Aulss competente. Il provveditorato ha aggiunto che ha già sollecitato tutte le Direzioni che non abbiano ancora provveduto, ad inviare richieste di collaborazione al personale della Croce Rossa o di altre associazioni di volontariato, per lo svolgimento delle operazioni di triage. Ma per il momento ancora nulla. Eppure il triage è fondamentale non solo per gli operatori penitenziari, ma anche per permettere lo svolgimento dei controlli previsti dalla legge sui detenuti cosiddetti ‘ nuovi giunti’, sugli arrestati e su quelli provenienti da altri istituti, come previsto dalla circolare emanata dal Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Da ricordare che nel Veneto, mentre comincia a scendere la curva dei contagi nel “mondo libero”, alle carceri invece comincia a salire. Sono già stati contagiati 27 agenti della polizia penitenziaria e 17 detenuti a Verona, più 23 poliziotti al lavoro negli altri istituti di pena della regione. Per questo il governatore Luca Zaia ha fatto sapere che, una volta conclusi i tamponi a operatori sanitari, ospiti e dipendenti delle case di riposo, partiranno nelle carceri.