Almeno sei morti, fra cui una bambina di 6 mesi. È il tragico bilancio di un naufragio di un gommone, rintracciato nel Mediterraneo centrale, a 30 miglia a Nord di Sabratha, in Libia, e poi affondato. Dopo aver effettuato un primo intervento ieri pomeriggio, 10 novembre, e aver soccorso in acque internazionali 88 persone, tra cui due donne in stato di gravidanza, questa mattina la Open Arms, nave umanitaria dell'omonima Ong spagnola che sta viaggiando insieme ad Emergency nel Mediterraneo, ha ricevuto da uno degli assetti aerei Frontex una nuova segnalazione di un gommone in difficoltà.   "Ci auguriamo che dopo questa ennesima tragedia qualcosa cambi", sostengono le Organizzazini non governative. L'imbarcazione di Open Arms – fanno sapere le due Ong – si è diretta verso l'obiettivo segnalato e, una volta giunta sul posto, si è trovata a dover operare “una complicatissima operazione di soccorso”. Il gommone, con a bordo circa 100 persone, tra cui alcuni bambini e donne in stato di gravidanza, aveva ceduto, e le persone erano dunque tutte in acqua, prive di salvagente o di dispositivi di sicurezza. I soccorritori sono intervenuti portando in salvo il maggior numero di persone possibile, ma sei persone hanno perso la vita. Tra loro, una bambina piccolissima. "Nonostante gli enormi sforzi dell'equipe medica una bimba di 6 mesi è venuta a mancare a causa del naufragio. Avevamo chiesto per lei e per altri casi gravi un'evacuazione urgente, da effettuare tra breve, ma non ce l'ha fatta ad aspettare. Siamo addolorati", il tweet a tarda sera di Open Arms.Il team medico della Ong spagnola ha continuato a dare assistenza ai sopravvissuti, ma "le condizioni di alcuni dei naufraghi sono preoccupanti e 6 di loro richiedono un'immediata evacuazione medica". Circa 200 i naufraghi ospitati a bordo della nave. Negli ultimi due giorni, le segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà "sono state continue e la Open Arms si è trovata a dover prestare assistenza da sola, essendo l'unica rimasta ad operare nel Mediterraneo dopo che tutti gli assetti umanitari sono stati fermati con pretesti amministrativi. Per questo motivo Open Arms ed Emergency – sostengono in coro le due Ong – ribadiscono, alla luce di questi tragici eventi, che non è più tollerabile assistere alle reiterate omissioni di soccorso da parte dei governi europei che, anziché predisporre un sistema strutturale di search and rescue, continuano a voltare il viso dall'altra parte, fingendo di non vedere il cimitero che il Mediterraneo nasconde".