Lo sbarco del jihadismo in Normandia è l'ennesimo colpo mortale a una Francia ormai assediata dal terrore. Dodici giorni dopo il massacro di Nizza il sangue continua a scorrere nel paese: stavolta è quello di un sacerdote cattolico di 86anni, sgozzato come un agnello davanti l'altare della sua chiesa. Nella guerra (anche se combattuta spesso da soldati improvvisati) dichiarata dall'Isis all'occidente, colpire i luoghi di culto dei "crociati" rappresenta un ulteriore salto di qualità, almeno dal punto di vista simbolico. Che tu sia laico o religioso, che tu stia festeggiando il 14 luglio o reciutando una preghiera c'è sempre un valido motivo per spedirti all'inferno; il senso di accerchiamento è così totale. Come lo sono la paura di quel che accadrà domani e la frustrazione per un dispositivo di sicurezza interno del tutto inadeguato per fronteggiare la minaccia.In questo clima cupo il malcontento popolare verso il presidente Hollande e il premier Valls è ormai palpabile, se l'estrema destra di Marine Le Pen ha fin qui tenuto un profilo relativamente basso, lo stesso non si può dire dell'ex presidente Sarkozy che ieri è intervenuto rispolverando il vecchio repertorio cattivista che fece il suo successo nelle elezioni del 2007. «Dobbiamo essere spietati perché il nostro nemico non ha morale, non ha tabù, non ha limiti. Questa situazione ci dovrebbe far capire finalmente che bisogna cambiare profondamente la dimensione, la portata e la strategia della nostra risposta», ha tuonato Sarko, prima di attaccare il governo socialista, considerato troppo morbido ed esitante verso i potenziali o sospetti terroristi: «Tutte le sottigliezze legali, i cavilli giuridici, tutte le precauzioni garantiste hanno bloccato la nostra azione contro i criminali, noi non possimo permetterci tutto questo, ma dobbiamo essere spietati, ancora più spietati dei nostri nemici per combattere e vincere questa guerra». Impegnato in una dura battaglia interna con Alain Juppé in vista delle primarie di ottobre dei Répubblicains e di fatto già in campagna elettorale per le presidenziali del prossimo anno, Sarkozy ha accusato il governo di aver ignorato le sue proposte sulla sicurezza. In particolare l'ex capo di Stato vuole prorogare a tempo indeterminato la detenzione amministrativa di tutti i sospetti jihadisti o semplici fiancheggiatori, misura in contrasto con i diritti costituzionali. «La Francia non è Guantanamo, dobbiamo rispettare i diritti», fu la risposta del premier Valls dopo gli attentati del 13 novembre a Parigi. Ora Sarko rinfaccia ai socialisti di non averlo ascoltato, li addita come responsabili principali del disastro che sta vivendo la Francia nella speranza di incassare i dividendi del loro incontestabile fallimento. Nessuno può sapere se la sua strategia si rivelerà vincente, ma di sicuro nella prossima corsa per l'Eliseo la paura e il populismo conteranno più della politica.