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A man opens social media app 'Tik Tok' on his cell phone, in Islamabad, Pakistan, Tuesday, July 21, 2020. Pakistan has threatened the China-linked TikTok video service and blocked the Singapore-based Bigo Live streaming platform, citing what the regulating authority called widespread complaints about "immoral, obscene and vulgar" content. (AP Photo/Anjum Naveed)
La battaglia legale tra il governo degli Stati Uniti e Tik Tok ha raggiunto una fase decisiva, con la prospettiva di mettere al bando il popolare social network cinese per gli utenti americani a partire dal 19 gennaio 2024. A meno che ByteDance, la società madre cinese, non ceda Tik Tok entro la scadenza prevista.
Le preoccupazioni del governo riguardano la sicurezza nazionale: si teme che i dati degli utenti americani, raccolti dall’app, possano finire nelle mani del governo cinese o essere usati per manipolare i contenuti, anche se finora non sono state fornite prove concrete a sostegno di queste accuse.
Il Dipartimento di Giustizia ha insistito sul fatto che, essendo di proprietà cinese, ByteDance potrebbe essere obbligata a condividere i dati con Pechino, citando leggi cinesi che lo permetterebbero. Gli avvocati di Tik Tok, tra cui Andrew Pincus, hanno replicato che la legge proposta viola il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che protegge la libertà di parola. Secondo Pincus, impedire a TikTok di operare significherebbe privare 170 milioni di americani di uno strumento fondamentale di espressione.
Tik Tok ha proposto una soluzione alternativa alla vendita: il “Project Texas”, un piano che prevede di spostare tutti i dati degli utenti americani su server situati negli Stati Uniti, gestiti da Oracle. Questo progetto, che ha richiesto un investimento di 1,5 miliardi di dollari, ha l’obiettivo di mitigare le preoccupazioni sulla sicurezza nazionale. Anche in Europa, Tik Tok ha lanciato un piano simile, chiamato “Project Clover”, con la costruzione di tre server in Irlanda per la gestione dei dati dei 150 milioni di utenti europei.
Il processo si è svolto presso la Corte d’Appello del Distretto della Columbia, dove Tik Tok ha avuto 15 minuti per presentare le sue argomentazioni, seguito dalle testimonianze di alcuni creator, che hanno difeso la piattaforma come strumento essenziale per il loro lavoro e la loro creatività. Il governo, invece, ha avuto 25 minuti per sottolineare i rischi alla sicurezza nazionale. Ora spetta ai tre giudici, Sri Srinivasan, Neomi Rao e Douglas Ginsburg, decidere se il divieto è costituzionale. La sentenza arriverà prima di gennaio.
Intanto, emergono voci su un possibile acquirente per Tik Tok: si tratta del gigante Amazon, che sta rafforzando la sua partnership con l’app. Acquisendo Tik Tok, Amazon potrebbe risolvere la questione del controllo cinese, evitando il divieto. Un recente sondaggio del Pew Research Center ha rivelato che il sostegno pubblico al ban di Tik Tok è diminuito, passando dal 50% di marzo 2023 al 30% negli ultimi mesi, mentre una percentuale simile si oppone apertamente al divieto.