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TAIWAN TAIPEI
Un attacco improvviso all’isola di Taiwan da parte della Cina non è più uno scenario remoto. A sostenerlo è un’inchiesta pubblicata dal Financial Times, secondo cui Pechino sarebbe sempre più vicina a un livello operativo che le consentirebbe di avviare un’azione militare per la “riunificazione” dell’isola. Un’ipotesi che preoccupa profondamente Taipei e i suoi 23 milioni di abitanti, con l’intelligence americana che già nel 2019 ha riferito dell’ordine di Xi Jinping all’Esercito Popolare di Liberazione di prepararsi all’invasione entro il 2027.
Il pressing cinese e le capacità militari
Secondo fonti militari taiwanesi e statunitensi, l’apparato militare cinese avrebbe raggiunto un alto grado di efficienza nelle operazioni aeree e missilistiche, grazie a continui addestramenti e all’impiego di nuovi sistemi d’arma come il lanciarazzi multiplo Pch-191, capace di colpire qualunque punto dell’isola dalla costa continentale.
Anche l’Aeronautica militare cinese ha ampliato il proprio raggio d’azione: velivoli da rifornimento Y-20 e nuovi caccia J-10, J-16 e J-20 possono decollare da basi interne e raggiungere Taiwan senza necessità di rifornimenti intermedi.
La minaccia via mare e l’assedio imminente
Il fronte navale non è meno preoccupante. Secondo il Financial Times, lo scorso anno si è registrato un rafforzamento della Marina cinese nel Pacifico occidentale, con una presenza costante di una decina di unità tra navi da guerra e mezzi della Guardia Costiera, pronte a bloccare i porti taiwanesi “nel giro di poche ore”.
Il timore di Taipei è che un assalto aereo improvviso, combinato con un blocco navale possa paralizzare la difesa dell’isola. La rivista militare cinese Naval and Merchant Ships ha persino identificato 30-40 “obiettivi super critici” da colpire per disattivare le infrastrutture vitali taiwanesi.
Gli avvistamenti e il ruolo di Guam
Nel solo mese di ottobre scorso, Taiwan ha registrato 153 incursioni aeree cinesi in un solo giorno. In media, oltre 245 aerei militari entrano nella zona di identificazione di difesa aerea dell’isola ogni mese, superando la “linea mediana” dello Stretto, mai riconosciuta da Pechino.
Intanto, anche gli Stati Uniti monitorano da vicino la situazione: 4.500 truppe statunitensi potrebbero essere ridislocate a Guam, isola che gioca un ruolo cruciale nella strategia Indo-Pacifico.
La prospettiva di guerra e il futuro incerto
Le riforme promosse da Xi Jinping per rendere l’Esercito più snello e reattivo sembrano dare i loro frutti. Secondo l’ammiraglio Samuel Paparo, comandante del Comando Usa Indo-Pacifico, Pechino ha già raggiunto importanti obiettivi in termini di capacità missilistiche e di controllo spaziale.