Elena Stancanelli è scrittrice e ha studiato recitazione all'Accademia di arte drammatica. il suo primo libro Benzina, uscito per Einaudi nel 2001,  (in realtà è uscito nel 1998) ha vinto il premio Giuseppe Berto. Collabora con varie testate giornalistiche. Ha fondato "Piccoli Maestri", una scuola di lettura i cui partecipanti - scrittrici e scrittori - vanno nelle scuole di tutta Italia a parlare dei loro libri preferiti. Il suo ultimo romanzo, La femmina nuda, pubblicato da La Nave di Teseo, è stata finalista nella cinquina del Premio Strega. È la storia di Anna che, scoperto il tradimento di Davide, si trasforma in una stalker.Succede più spesso che un uomo, alla fine di una relazione, spinga questa rottura alle estreme conseguenze. Perché?La sensazione è che la differenza sia culturale. Può certamente cambiare, sia in meglio che in peggio, purtroppo. Le donne agiscono la violenza più contro se stesse, che contro l'altro, hanno un atteggiamento autolesionista. Mentre gli uomini, parlo di casi rari fortunatamente, sono lesionisti, rivolgono la violenza verso la compagna. Il punto è che il dolore della fine è socialmente inaccettabile. Si è costretti a latitare dal dolore e a costruire una stanzetta nascosta in cui coltivare il mostro della sofferenza.Il tradimento virtuale è un tradimento vero?Non sarò io a condannare la virtualità: mi piace internet, mi ha dato tanto. È un mezzo e, come al solito, dipende da come lo si usa. Per noi, non nativi digitali, la vita è cambiata: l'impatto di qualcosa che prima non esisteva e ora è nelle tasche di tutti è stato devastante, nel bene e nel male. Non poteva non cambiarci la vita. Il tradimento, poi, è sempre virtuale. È sempre un racconto, una storia, un'ipotesi. È questa la sua vera potenza. Mette in moto l'immaginazione. Quando Anna va a cercare le prove del tradimento di Davide, in effetti costruisce letteratura. Trovando le foto, le chat, noi scriviamo il romanzo del tradimento. E la potenza di questo virtuale è disinnescabile solo facendolo rientrare nello spazio del corpo, del reale. Anna arriva all'epifania del corpo in due occasioni: la prima volta quando trova le fotografie di Cane (è il nome che Anna usa per chiamare la donna con cui Davide la tradisce, ndr), la seconda quando il fratello di Cane le appoggia la mano sulla coscia.Anna si salva quindi aggrappandosi al corpo.Anna si salva aggrappandosi al corpo, che è reale, di contro al virtuale che è puramente mentale. Anche io ho fatto la stessa cosa, con il mio libro: l'ho prosciugato della storia, del romanzo, di ogni sovrastruttura. Ho avuto bisogno di lasciarlo nudo, solo con il suo corpo, per creare disvelamento e lasciare solo ciò che era necessario. E secondo me, il principio di responsabilità dell'io di fronte alla fiction secondo me è proprio questo: usare spietatezza, pretendere nudità. Se costruisci finzione su finzione, vai verso la finzione pura.Ha scelto di pubblicare per La Nave di Teseo. Cosa la convince di questo nuovo progetto editoriale?Il mio romanzo è stato il primo di questa nuova avventura, a parte i due libri di Eco che sono fuori catalogo. Elisabetta Sgarbi aveva comprato il libro nel giugno 2015, con Bompiani, e sarebbe dovuto uscire a gennaio 2016. Era in seconde bozze, e c'era già la copertina, quando intorno alla seconda metà di novembre Elisabetta Sgarbi dichiarò all'Ansa che aveva fondato una nuova casa editrice e che avrebbe lasciato Bompiani. Io ho letteralmente dato fuori di matto. Ho urlato e pianto per due ore, finché non è arrivata la telefonata di Elisabetta Sgarbi che mi rassicurava sulle sorti del mio romanzo. alla fine sono stata felicissima, e l'uscita è stata addirittura anticipata al 31 marzo per consentirmi di partecipare allo Strega.Ha studiato all'accademia di arte Drammatica, e recitare non è solo parola, ma anche corpo. Alla scrittura manca la fisicità?Più passa il tempo, più me lo chiedo. Ho lavorato con Emma Dante, e l'ossessione per il ritmo e la fisicità erano atti fondanti. Credo che la scrittura in effetti lasci indietro il corpo, e il dovere della letteratura sia quello di riportarlo nella narrazione. Siamo comunque entrati in un'era di virtualità, ed è una cosa che pesa anche nei rapporti tra le persone. Alla virtualità deve necessariamente corrispondere una presa di coscienza fisica. Forse anche lo svincolo tra sesso e sentimento è motivato dal fatto che il corpo deve percorrere una strada parallela. Io la penso come Marsh, autore di Primo, non nuocere, che scrive "Il sentimento, ovvero quello sfarfallio elettrochimico". A un certo punto, nella vita di tutti, succede qualcosa: un inciampo, qualcosa cui fatichiamo a dare un nome, ed è lì che il virtuale e il reale, mente e corpo si uniscono, solo che attualmente non abbiamo un modello per gestire questa amalgama.Lenni e Stella, le protagoniste di Benzina, e Anna, cos'hanno in comune?Con Anna, che già era la protagonista di Un uomo giusto, penso di aver messo a fuoco il personaggio che mi piace raccontare: ovvero il pasticcione, quello che sbaglia tutto, quello che sta al mondo con una grazia sconsiderata. Come dice Battiato, nella traduzione de I vecchi amanti di Brel: «C'è voluto del talento per riuscire a invecchiare senza diventare adulti». Il nemico contro cui abbiamo combattuto per la paura della morte è l'adultità. Non avendo un modello per essere adulti, si produce ferocia, si trasmette livore, che sono sinonimi di distanza e antonimi di empatia.È di ieri la notizia che Sara Di Pietrantonio, la ragazza cui l'ex fidanzato ha dato fuoco a via della Magliana, qualche mese fa, è morta tra atroci sofferenze. Qual è la sua reazione di fronte a questa escalation di violenze contro le donne?È chiaro che la prima reazione sarebbe: diamolo in pasto ai genitori della ragazza. E tuttavia, in questi casi, io la penso come Luigi Manconi. A cosa serve il carcere? Cosa si ottiene a mettere in carcere una persona così? Certo, la si separa dalla società. Io liberalizzerei qualsiasi cosa, svuoterei le carceri e agirei su un piano culturale. Questo è precisamente uno dei vulnus della società: il carcere è una specie di coltura batterica di mostri, un grande rimosso. Forse bisognerebbe rileggere Foucault. Secondo me la nostra società ha prodotto metafore e sublimazioni per allontanarsi dalla violenza, ma ormai siamo al limite, ormai stiamo premendo contro il confine. Credo davvero che la società debba ripensare l'idea della carcerazione, altrimenti ci ritroveremo come nelle città parallele dei romanzi di Philip K. Dick. E, per quanto riguarda i femminicidi, io credo che tra uomo e donna si crei un gioco perverso di complicità. Se la violenza che talvolta è insita al sesso si ritualizza, si porta fuori, si guarda dritto in faccia, si riesce anche a disinnescare questa componente sadomasochistica, rendendo tutto un gioco.Il suo personaggio maschile preferito in letteratura?Nathan Zuckerman (Un personaggio immaginario che compare spesso, come narratore o protagonista, nei romanzi di Philip Roth, ndr)