È morto di giustizia. Giustiziato. Adriano Bertinelli, segretario provinciale della Cub Trasporti e presidente della sezione di Parma di Adcu, Associazione per la difesa di cittadini e utenti, si è ucciso venerdì scorso sparandosi un colpo di pistola al cuore.Aveva ricevuto la notizia che la Corte di Cassazione aveva respinto il ricorso contro il suo licenziamento.Autista dell'azienda che gestisce il trasporto pubblico di Parma, la Tep, aveva aderito alla Confederazione unitaria di base. Numerose le battaglie condotte a difesa dei diritti dei colleghi. Iniziò la sua attività sindacale impugnando le sanzioni disciplinari davanti all'Ispettorato del Lavoro, ottenendo buoni risultati. L'ambiente non è mai stato dei migliori alla Tep, contraddistinto da sempre da un duro confronto fra i dipendenti e l'azienda. L'ultimo accordo prevede, addirittura, che il premio di produzione per i controllori sia erogato anche in base al numero delle sanzioni elevate. Fatto che, come ha scritto una sigla sindacale, "mette i verificatori gli uni contro gli altri. Non solo: rischia di scatenare la caccia alla multa. Tutto questo, tagliando quel margine di ragionevolezza doveroso nei confronti, ad esempio, degli utenti deboli".L'azienda cominciò da subito a mettere i bastoni fra le ruote a Bertinelli. Diventato personaggio scomodo. Controlli continui al capolinea da parte dei superiori per scovare ritardi sulla sua tabella di marcia, sanzioni disciplinari per ogni minima violazione del regolamento, applicato nei suoi confronti con estrema rigidità. Lo scopo, come disse in una intervista, era quello di indurlo alle dimissioni.«Lo controllano per fargli del male»Questo clima ostile fece cadere Bertinelli in depressione, vittima di frequenti attacchi di panico. Dopo l'ennesimo controllo al capolinea, sfociato con l'inseguimento da parte di alcune auto aziendali, venne ricoverato al pronto soccorso. La diagnosi: «Malessere dovuto a episodi connessi all'attività lavorativa, finalizzati alla compromissione del benessere». Referto confermato poi dalla clinica del lavoro di Milano.Dopo una lunga assenza Bertinelli torna al lavoro, riprendendo anche la sua attività sindacale. Intenta una causa contro l'azienda per mobbing che però non verrà mai discussa: il tribunale di Parma respinge le varie istanze non ravvisando alcun comportamento vessatorio.Nell'ottobre del 2010 Bertinelli viene licenziato con l'accusa di essersi recato all'estero per due settimane durante un periodo di malattia. «In realtà - come scrisse nel suo ricorso - ero sottoposto ad un protocollo terapeutico che, come da documentazione medica, escludeva la reperibilità per la visita fiscale in determinate fasce orarie. Stavo assumendo psicofarmaci per seguire un trattamento resosi necessario al fine di contrastare l'insorgere di una nuova sindrome depressiva a seguito delle continue vessazioni subite e di alcuni eventi traumatici legati alla mia famiglia. Quel soggiorno fuori Italia era stato preventivamente comunicato, l'Inps ne era a conoscenza. Al riguardo, questo tipo di patologie sono esonerate dalle visite fiscali». Oltre al licenziamento, l'essere andato all'estero per malattia ha portato a Bertinelli una denuncia per truffa.Bertinelli impugna il licenziamento e vince la causa: deve essere reintegrato sul luogo di lavoro e risarcito dei mancati stipendi. La madre, particolarmente provata da quanto accaduto al figlio, è colta da ictus ischemico da cui non si riprenderà più.Nel 2012 una nuova botta: la Tep ricorre in appello a Bologna. La causa finisce nelle mani di un giudice che prima di essere trasferito nel capoluogo emiliano era in servizio proprio alla sezione lavoro del Tribunale di Parma. Dopo un anno e mezzo si arriva alla discussione in aula: la sentenza di primo grado, forte e ben argomentata, viene completamente ribaltata. Il giudice accoglie la tesi dell'azienda e dichiara legittimo il licenziamento. Bertinelli si ritrova a 45 anni disoccupato e con una madre invalida al 100 per cento.In attesa che la Cassazione dica l'ultima parola, Bertinelli scrive alla Corte europea dei diritti dell'uomo, al Consiglio Superiore della Magistratura e anche al presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati per segnalare le "vessazioni giudiziarie" di cui è oggetto. Senza mai ricevere risposta.La via d'uscita dall'assedioVenerdì scorso, il responso definitivo. La Cassazione, oltre a dichiarare inammissibile il ricorso, lo condanna al pagamento di 5.000 euro più le spese di legge. Troppo per un disoccupato con una madre malata da accudire. La morte gli deve essere sembrata allora l'unica via d'uscita da questo assedio giudiziario.La senatrice Maria Mussini ha scritto ieri al sindaco di Parma Federico Pizzarotti di farsi carico dei funerali di Bertinelli. Nessun parente si è, infatti, fatto vivo in questi giorni.