Chi scrive ha una sua idea sulla strage di Ustica del 27 giugno '80, costata la vita a 81 persone. Un'idea maturata dopo che ho seguito la vicenda, il lavoro meticoloso dei magistrati, il processo, le commissioni parlamentari. L'aereo, che quella sera non si doveva trovare lì, è stato abbattuto, nel quadro di un vero e proprio scenario di guerra.Si sono poi registrati una quantità di inquinamenti, tentativi più o meno riusciti di sollevare polveroni, far sparire prove, tacitare testimoni. Il tutto in nome di una ragione di Stato che coinvolge più Stati; da trentasei anni, ancora si attende che sia fatta piena verità, piena giustizia. Questa tesi - l'abbattimento dell'aereo, ripeto, per inconfessabili e inconfessate ragioni di Stato di più Stati - viene tenacemente, pervicacemente negata; e si sostiene un altro scenario, quella della bomba a bordo, dell'attentato. Non si capisce bene come, e perché, e dove, questo ordigno si sarebbe collocato, ma insomma questa è la tesi che si oppone a quella dell'abbattimento. Uno dei più tenaci assertori della tesi della bomba è il senatore Carlo Giovanardi, parlamentare di lungo corso, già democristiano, poi approdato in Forza Italia, poi con il gruppo di Angelino Alfano; ora non so bene, credo nel gruppo che fa capo a Gaetano Quagliariello.Giorni fa il senatore Giovanardi ha inviato al Corriere della Sera una lettera, dove a proposito della strage di Ustica si parla di carte secretate. Vale la pena, credo, di riportarne un passo: «Purtroppo - scrive Giovanardi - carte decisive e sconvolgenti per spiegare quanto accaduto quel 27 giugno di ben 36 anni fa sono ancora secretate, consultabili ma non rivelabili da chi, come me e i colleghi della commissione d'inchiesta sulla morte di Aldo Moro, che riguarda anche i rapporti con il terrorismo mediorientale, hanno potuto recentemente farlo avendo le stesse prerogative dell'autorità giudiziaria. Abbiamo chiesto al presidente del Consiglio, che si è vantato recentemente di aver desecretato dopo trent'anni, tutta la documentazione relativa alle stragi che hanno insanguinato il nostro Paese, di rendere pubblici tali documenti con alcuni necessari omissis per non compromettere le relazioni internazionali, ma sinora abbiamo registrato soltanto un imbarazzato silenzio».Ecco: il senatore Giovanardi dice che ci sono carte che definisce «decisive e sconvolgenti», che sono consultabili ma non rivelabili; ha chiesto al presidente del Consiglio che queste carte siano rese pubbliche; non ha avuto risposta: «un imbarazzato silenzio».Il senatore Giovanardi perché invece di limitarsi a dire che si tratta di documenti «decisivi e sconvolgenti», non ne rivela il contenuto, visto che li ha potuti consultare? Anche lui "ragione di Stato", in luogo di quelle della sua "coscienza"? Se davvero si tratta di documenti «decisivi e sconvolgenti»  si giustificherebbe un'azione di civile disobbedienza. E ancora: perché il presidente del Consiglio non risponde, o non fa rispondere, alla questione posta dal senatore Giovanardi? Perché consente che possa dire: «Abbiamo registrato soltanto un imbarazzato silenzio»?Credo che tutti noi si abbia diritto di conoscere - e dovere di chiedere - le ragioni di questo silenzio, cosa lo motiva, e quale sia l'imbarazzo, dopo trentasei anni dai fatti. Oppure si dica, chiaro e tondo, che il senatore Giovanardi mena il proverbiale can per l'aia, e che non c'è nulla di «decisivo e sconvolgente» che già non si sappia, che già non sia conosciuto.La questione credo riguardi anche il presidente della Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla vicenda Moro, Giuseppe Fioroni: presidente, per andare al sodo, conferma che si tratta di carte «decisive e sconvolgenti»? Se sì, non ritiene doveroso, necessario, rivolgersi anche lei al presidente del Consiglio, con l'autorevolezza che ha per il ruolo che svolge, perché su questa vicenda finalmente sia fatta chiarezza e verità?Incidentalmente: anni fa i parlamentari radicali presentarono un'interrogazione, per conoscere, quanti segreti di Stato si sono opposti dal dopo guerra in poi, e su quali materie. Una "semplice" lista, nulla più. Non c'è stata alcuna risposta. Identica interrogazione è stata presentata anche nel corso di questa legislatura. Anche in questo caso silenzio. Potrebbe fornirla il presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi di sicurezza? Oppure il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti Marco Minniti? Ripeto: basterebbe una semplice lista: quali segreti di Stato, e la data di apposizione.Quando penso all'urgenza e alla necessità di codificare il diritto umano e civile alla conoscenza, è anche a questo, che penso. Se ne potrà riparlare senz'altro all'inizio di settembre, al 46° congresso straordinario del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito, che avrà luogo, significativamente, nel carcere romano di Rebibbia dal 1 al 3 settembre.