Giorgia Meloni, dopo aver incassato la fiducia di Camera e Senato, si appresta ad avviare l’attività del suo governo da prima premier donna nella storia d’Italia. E con il suo partito che continua a crescere nei sondaggi, dopo aver segnato una precisa svolta negli equilibri della coalizione di centrodestra.

Una posizione di forza che ha pienamente utilizzato nel momento delle trattative con gli alleati di Lega e Fdi che, pur masticando amaro, si sono rassegnati all’evidenza. La si aspetta, adesso, alla prova dei fatti che non sarà per nulla semplice, considerando l’estrema delicatezza della fase storica in cui il suo esecutivo sarà chiamato a muovere i primi passi. La crisi internazionale in atto, una presumibile nuova ondata di Covid e poi l’aumento dell’inflazione e la crisi energetica che sta mettendo in ginocchio famiglie e imprese italiane. L’ex presidente della Regione Lazio Francesco Storace, con una lunghissima militanza nelle fila del centrodestra, analizza la situazione.

Che idea si è fatto dopo le dichiarazioni programmatiche rese da Giorgia Meloni davanti a Camera e Senato?

Mi pare si possano esprimere soltanto delle valutazioni positive sull’intero impianto delle dichiarazioni programmatiche. Il discorso di Giorgia Meloni è stato apprezzabile e lei ci ha messo davvero tanta passione, confermando quella che possiamo considerare la cifra distintiva del nuovo presidente del Consiglio.

C’è qualcosa che l’ha sorpresa in modo particolare?

Non mi aspettavo quel passaggio sull’antifascismo militante, una fase che conosco bene per averla vissuta in prima persona, risuonare nell’Aula del Parlamento. Credo spieghi tante cose di un’epoca storica e della difficoltà di una generazione a considerarsi antifascista.

Sulla linea della politica estera Meloni ha confermato un convinto europeismo e atlantismo. Un cambio di passo avviato da tempo, ma sempre più deciso. Si aspettava questo tipo di continuità con il governo Draghi?

In realtà Meloni dice da sempre le stesse cose sulla politica e internazionale e non da oggi, sia per quel che riguarda l’adesione al fronte euro- atlantico che al sostegno alle ragioni dell’Ucraina dopo l’invasione della Russia. Una posizione che la vede in buona compagnia di tantissimi altri capi di governo e non solo dell’ex premier Mario Draghi. Anche se oggi nessuno può dire con certezza quale sia il posizionamento giusto da tenere in ordine ad conflitto che davvero era inimmaginabile. È evidente che qualunque presa di posizione non può essere assunta a cuor leggero.

Nessuna contraddizione, dunque, neanche rispetto ai rapporti intrattenuti con i governi europei di destra fino a qualche tempo fa?

Tutti i governi dell’occidente sono contro la guerra in Ucraina. Non vedo nessuna contraddizione da parte di chi, anche dall’opposizione, ha sempre votato a favore delle misure a sostegno dell’Ucraina. La notizia, semmai, è quello che fa Giuseppe Conte che votava il sostegno all’invio delle armi mentre sosteneva il governo Draghi e oggi fa finta di esserselo dimenticato.

Una delle principali emergenze che il governo si troverà ad affrontare è quella relativa alla crisi energetica e al caro bollette. Le sembra corretta la strada indicata da Giorgia Meloni?

Diciamo che per capire quale sia la strada giusta da intraprendere bisogna aspettare l’accordo europeo che adesso è stato spostato a dicembre. C’è troppo tempo da aspettare e gli accordi annunciati da Draghi non mi pare siano effettivi.

Gli italiani però rischiano di non potere pagare già da subito…

Speriamo che ci aiuti il clima.

Il cambio dei nomi di alcuni ministeri è soltanto simbolico o segno di una svolta precisa?

Credo sia una vera e propria affermazione di identità, coerente con un percorso che ha visto il centrodestra vincere largamente le elezioni politiche dello scorso 25 settembre. Una vittoria che ha dato il pieno diritto alla coalizione di costruire un’impalcatura coerente con il programma che ha incontrato il consenso degli italiani, in maniera tale che possa essere più facilmente realizzabile.

Che tipo di misure “coerenti” si aspetta dopo il cambio dell’impalcatura?

Lo dico molto semplicemente: spero che vengano abbassate le tasse prima di ogni altra cosa. La pressione fiscale in Italia è insostenibile. E poi che il grande tema della giustizia arrivi finalmente a soluzione, così come me lo auguravo quando ho prima firmato e poi votato i quesiti referendari. Ricordo che lo ha fatto anche il nuovo ministro alla Giustizia che spero adesso sia coerente con quella posizione.

Tra le riforme annunciate in grado di modificare profondamente l’architettura costituzionale dello Stato quella presidenziale e poi il progetto di autonomia differenziata. Il Sud rischia qualcosa?

Si tratta di due temi diversi che avranno percorsi paralleli. Il presidenzialismo lo considero un sogno che potrebbe realizzarsi, mentre l’autonomia differenziata dovrebbe avere un percorso più semplice rispetto ad una riforma costituzionale. Non so dire cosa possa rischiare il Sud in questo senso. Dipenderà ovviamente da come verrà scritta la norma.

La gestazione del governo è stata molto travagliata e contrassegnata da grande tensione fra gli alleati. Crede che Berlusconi e Salvini saranno adesso alleati leali e che il governo potrà avere lunga durata?

Credo che sia nell’interesse di tutti governare al meglio l’Italia. Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e la stessa Giorgia Meloni hanno il dovere e ripeto anche l’interesse di rispettarsi reciprocamente e mantenere gli impegni presi con gli italiani. Una premessa indispensabile se questo governo vuole davvero avere l’ambizione e la possibilità di durare per l’intera legislatura.

Neanche si è avviata l’attività legislativa che subito è scoppiata la polemica in ordine alla proposta della maggioranza di alzare il tetto del contante a diecimila euro. Che ne pensa?

Vedremo. Per il momento è stata depositata soltanto una proposta e credo che si sia esagerato negli anni passati nella discussione sul tetto al contante, così come mi pare si stia facendo adesso. Agli italiani il rischio di avere soldi propri in tasca non lo può togliere nessuno.