I
penalisti inglesi e gallesi hanno votato a favore dell’interruzione
del loro sciopero dopo una nuova offerta da parte del governo. Lo ha reso noto la
Criminal Bar Association (Cba).
Più 15% sui compensi per le difese d'ufficio
Il 57 per cento di loro ha infatti votato a favore dell’accettazione di
un aumento retributivo del 15 per cento delle tariffe per le difese d’ufficio. L’offerta è parte di un pacchetto di proposte fatte dal ministro della Giustizia, Brandon Lewis, che si è spinto oltre rispetto all’offerta avanzata dal suo predecessore, Dominic Raab. I penalisti avevano originariamente chiesto un aumento del 25 per cento per un settore che, a loro avviso, sta soffrendo di una cronica mancanza di fondi, necessari a ridurre la lentezza dei procedimenti e a recuperare l’arretrato. Gli scioperi sono cominciati a giugno, l’ultimo dei quali ininterrotto da settembre. I tribunali penali riprenderanno normalmente le udienze a partire da domani. Sono nel frattempo centinaia i processi rinviati a causa dell’azione sindacale.
«La professione forense non si svende»: la protesta dei penalisti inglesi
Secondo le stime della Criminal Bar Association, i guadagni dei penalisti hanno subito una flessione del 28% dal 2006. La CBA evidenzia che, senza una adeguata considerazione delle istanze dei penalisti, il sistema della giustizia penale “rischia il collasso”. Nel primo trimestre di quest’anno oltre quattrocento processi sono stati rinviati per mancanza di magistrati (giudicanti e dell’accusa) o per rinuncia al mandato da parte degli avvocati. Numeri che per l’organizzazione del sistema giudiziario del Regno Unito sono ritenuti particolarmente significativi e che per questo provocano preoccupazioni. Una interessante inchiesta della Bbc sulle condizioni di lavoro degli avvocati fa emergere il malumore delle toghe inglesi e gallesi, costrette ad abbandonare la professione per le retribuzioni basse ed il carico di responsabilità non proporzionato alle entrate. Secondo la barrister Diane Mundill, della Fenners Chambers di Cambridge, tra i cittadini il luogo comune secondo il quale gli avvocati vivono nella ricchezza e si beano dei loro successi in tribunale è duro a morire. «Non veniamo pagati per la nostra preparazione – ha detto alla Bbc – e non è questo il modo di trattare i professionisti che svolgono un lavoro delicato. Scioperiamo perché la giustizia penale ha bisogno di essere sostenuta con adeguati investimenti».