Un vecchio spot televisivo raccontava che "una telefonata allunga la vita", sono passati gli anni ma sembra proprio che il concetto rimanga immutato: ad allungare, se non salvare la vita, potrebbero essere oggi dei messaggi dal proprio smartphone e una mail. Una possibilità che, in Egitto, viene data da un'applicazione chiamata I Protect. La tecnologia può a volte non essere solo un Grande Fratello ma il suo contrario: una garanzia per il rispetto dei diritti umani. Lo spiega bene la Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecrf) che ha rilasciato questo strumento per chi ne fosse interessato. Funziona, per il momento, su telefono con sistema Android e consente di inviare fino a tre allerte e una mail all'Ecrf circa la propria posizione. Una necessità dovuta al fatto che attualmente in Egitto le libertà civili e i diritti umani sono sotto attacco costante da parte degli apparati di sicurezza del regime di Abdel Fattah Al-Sisi.Un recente rapporto di Amnesty International ha infatti messo in luce come, solo nei primi otto mesi del 2015, siano 1250 le persone vittime di sparizioni forzate. Secondo il lavoro dell'organizzazione per la difesa dei diritti umani, le persone vengono prelevate anche nelle proprie abitazioni e davanti alle loro famiglie, poi scompaiono in strutture non ben identificate per moltissimi giorni, senza nessuna possibilità di assistenza legale. In nome della lotta al terrorismo si tortura, si rapiscono e sono fatti scomparire principalmente attivisti, giornalisti e studenti. Una tragica tendenza che non risparmia nessuno, mostrata sempre da Amnesty International, confermata dall'accertata sparizione di ragazzi di 14 anni. Sono svaniti nel nulla, e le testimonianze circa alcuni casi di detenzione hanno chiaramente rivelato l'uso sistematico della tortura.«I Protect - secondo le parole del direttore esecutivo di Ecrf Mohammed Lotfy, riportate dal quotidiano inglese The Guardian - potrebbe far monitorare l'operato delle forze di sicurezza e costringerle a seguire i protocolli e ridurre così i rischi di scomparsa forzata». In realtà il vero obiettivo è quello di poter intervenire nelle prime 24 ore dall'avviso dell' "arresto" poiché, come ha dichiarato Lotfy, è solo in questo lasso di tempo che si è «in grado di intercedere per la vittima». Dopo diventa illegale qualsiasi tentativo di intervento. Soprattutto attraverso l'applicazione si vuole impedire che l'arrestato venga messo in isolamento e portato in strutture più grandi dove poi si diventa invisibili. I Protect in realtà discende direttamente dalle applicazioni volte alla sicurezza per le donne che potrebbero essere in pericolo di violenza sessuale, un settore ad esempio in forte espansione in paesi come l'India.Il Guardian ha anche riportato un pensiero che sembra comune al Cairo e cioè che centinaia di persone sarebbero trattenute all'interno del Ministero degli Interni, negli uffici nazionali delle forze di sicurezza a Lazoghly Square. Naturalmente le autorità, per bocca del ministro degli Interni Magdy Abdel Ghaffar, già appartenente al disciolto ISS, apparato segreto di polizia ai tempi di Hosni Moubarak, negano qualsiasi notizia. Durante un'intervista, rilasciata a marzo all'agenzia Mena, Ghaffar ha parlato esplicitamente di zero casi di sparizioni forzate. Chiunque avanzi delle critiche sull'operato degli apparati di sicurezza (NSA) viene bollato come vicino ai Fratelli Musulmani.Si comprende allora, a fronte di tanta "trasparenza", perché lo sviluppatore abbia deciso di non rivelare la propria identità e di mascherare l'installazione di I Protect sugli smartphone. Infatti, come ha spiegato: «dopo aver inserito tutti i dati l'applicazione si trasforma in una calcolatrice ed è solo l'utente che la può convertire con una parola chiave».La pervasività dello Stato egiziano nelle linee internet ha fatto in modo che siano cresciute molto le applicazioni di criptazione dei messaggi, il vantaggio di I Protect sembra essere quello che, senza accorgimenti alla James Bond, i dati vengono condivisi esclusivamente tra l'arrestato e l'Ecrf. Si tratterebbe in questo caso di un vantaggio non indifferente, infatti già nel 2013 era stato lanciato un programma che permetteva di avvisare i contatti dell'utente se esso veniva arrestato durante qualche tipo di protesta, il problema era che una volta venutane a conoscenza la polizia perseguiva chi veniva trovato con questa applicazione sul telefono.