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Non bastavano le ipotesi di reato già formulate dalla procura. Ora Emanuele Pozzolo, il deputato di FdI proprietario della pistola che ha sparato, la notte di Capodanno, durante il veglione nella Pro Loco di Rosazza, borgo in provincia di Biella, rischia anche l’accusa di calunnia. Perché stando alle dichiarazioni rilasciate da Luca Campana, l'elettricista 31enne rimasto ferito, non sarebbe stato lui a provocare lo sparo raccogliendo l’arma, così come avrebbe dichiarato Pozzolo agli inquirenti, stando alle indiscrezioni giornalistiche delle ultime 48 ore. Campana, assistito dall'avvocato Marco Romanello, è stato ascoltato in procura come persona offesa e al termine delle sommarie informazioni ha sporto querela per lesioni contro il deputato. Che sin da subito ha negato di aver mai premuto il grilletto, arrivando ad ipotizzare che fosse stato proprio il 31enne costretto a sottoporsi ad un intervento, dopo l’incidente, a ferirsi da solo, raccogliendo la pistola. «Assolutamente no. Non è andata come dice Pozzolo - avrebbe dichiarato il giovane agli inquirenti -. Io non ho mai toccato quella pistola, né ho mai chiesto che mi fosse mostrata l’arma, figuriamoci se l'ho raccolta dal pavimento».
In attesa degli esiti dello stub effettuato su mani e braccia del deputato di Fratelli d’Italia - che si è appellato all’immunità parlamentare per non consegnare i vestiti -, l’inchiesta va avanti e si basa principalmente sulle testimonianze delle persone presenti alla festa organizzata nel Comune amministrato dalla sorella del sottosegretario Andrea Delmastro, anche lui presente al veglione. Stando alle testimonianze - tra le quali quella di un poliziotto, sarebbe stato proprio il deputato di FdI - ora indagato per lesioni colpose, accensioni ed esplosioni pericolose, omessa custodia di armi - a esibire, davanti ai presenti, la mini pistola, una calibro 22 di dieci centimetri di lunghezza e 130 grammi di peso. «Abbiamo avuto tutti paura, c'erano dei bambini. Pozzolo è arrivato a fine serata, stavamo andando via: era allegro, ha tirato fuori la pistola senza che nessuno glielo avesse chiesto e all'improvviso è partito lo sparo», ha dichiarato a Repubblica un agente di Polizia presente alla festa. «Si è consumato tutto in un attimo - ha sottolineato -. Pozzolo era allegro. Ha tirato fuori la pistola dal taschino per mostrarla ai presenti. Un gesto superficiale, assolutamente immotivato» Quando è partito il colpo, dunque, la pistola sarebbe stata in mano al deputato: «La stava facendo vedere ai presenti. In un attimo si è sentito il botto dello sparo, ha rimbombato. È successo sotto i miei occhi, come me l'hanno visto anche altre persone presenti. Abbiamo tutti rilasciato le nostre dichiarazioni ai carabinieri. È stata una leggerezza - ha aggiunto poteva costare davvero cara a quel ragazzo, che è un gran lavoratore, un padre di famiglia con due bambini piccoli».
Nel corso della conferenza stampa di fine anno, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato provvedimenti nei confronti di Pozzolo che, ha evidenziato, «non è stato responsabile con il suo porto d’armi». Per questo motivo il deputato è stato deferito ai probiviri del partito, «e in attesa sospeso». «La questione è che chiunque detenga un'arma ha il dovere legale e morale di custodirla con responsabilità e serietà - ha sottolineato -. Per questo c'è un problema con quello che è accaduto che racconta - non conosco la vicenda, solo quello che ho letto - che qualcuno non è stato responsabile: chi ha quel porto d’armi e chi detiene quell’arma. Non è un bene per un italiano, figuriamoci per un parlamentare di FdI».