I cancellieri dei Tribunali spagnoli non sono intenzionati ad interrompere lo sciopero, avviato oltre sette settimane fa, per protestare contro le precarie condizioni di lavoro.

Giovedì si è tenuta una manifestazione a Madrid, davanti al ministero della Giustizia, per chiedere alla responsabile del dicastero, Pilar Llop, di intervenire ed aprire un serio negoziato. Le parti hanno iniziato a parlarsi alla fine dello scorso mese di febbraio, ma fino ad ora senza nessun risultato apprezzabile. Due giorni fa oltre mille dipendenti dell’amministrazione giudiziaria hanno continuato a rivendicare una trattativa seria, che tenga conto delle richieste presentate già da tempo. I manifestanti si sono radunati nella piazza madrilena del Callao per poi dirigersi in via San Bernardo, sede del ministero della Giustizia. I cancellieri chiedono un migliore trattamento economico (un aumento del 5% in busta paga) a fronte delle maggiori responsabilità connesse alle funzioni svolte. L’ala più dura dei manifestanti ha imputato al ministero della Giustizia il mancato rispetto degli accordi dell’aprile 2022. Il Colegio Nacional de Letrados de la Administración de Justicia (CNLAJ) ha chiesto espressamente le dimissioni della ministra Llop, che giovedì ha preferito recarsi a Bruxelles per altri impegni istituzionali. La stessa Pilar Llop ha continuato a chiedere ai cancellieri in sciopero di non inseguire «posizioni massimaliste» ed impegnarsi a costruire un «buon accordo per tutti».

Nel frattempo, lo sciopero sta avendo serie ripercussioni sull’intero apparato giudiziario spagnolo: più di 300mila processi sono stati sospesi. Ernesto Casado, presidente del CNLAJ, non ha usato mezzi termini per esprimere il disappunto rispetto all’approccio del governo. «Basta scuse – ha detto -, la ministra della Giustizia deve rispettare gli accordi e se con la squadra ministeriale non è in grado di mantenere la parola data è opportuno che si dimetta».

La manifestazione di Madrid è stata l’epilogo di una serie di iniziative di protesta che hanno interessato tutta la Spagna nei giorni scorsi. A La Coruña, il rappresentante dei cancellieri, Fernando Santiso, ha criticato la ministra della Giustizia per non aver preso in considerazione alcuni accordi precedenti, in merito alla rivalutazione degli stipendi, nonostante il parere favorevole del ministero delle Finanze.

Secondo l’esponente dei funzionari della giustizia, la contrapposizione in corso, con il blocco delle attività nei Tribunali, sta provocando un «danno ai cittadini e all'immagine della giustizia». Un altro motivo della protesta è il metodo contestato al ministero della Giustizia, che non ha più convocato il comitato di sciopero per proseguire le trattative in presenza, limitandosi ad alcune comunicazioni con email. Santiso ha sostenuto che la protesta non può fermarsi: «La sua interruzione ci lascerebbe del tutto indifesi e vanificherebbe gli sforzi sin qui fatti».

Dal canto loro gli avvocati sperano che i cancellieri trovino una intesa con il ministero quanto prima. Il presidente dell’Ordine degli avvocati di Almería ( Andalusia) sottolinea la gravità del momento. Il blocco dei processi sta avendo, a detta di Juan Luis de Aynat, gli effetti di una «calamità» con conseguenze gravissime «per un servizio pubblico essenziale come la giustizia».

«Dobbiamo uscire da questa situazione ora», ha affermato l’esponente dell’avvocatura andalusa. «Lo sciopero – ha aggiunto -, oltre a provocare grandi disagi per i cittadini e per gli avvocati, ha un effetto diretto sull’esercizio dei poteri dello Stato. Questa è una cosa seria. Il funzionamento dei Tribunali non può essere ibernato. È come se un altro servizio pubblico essenziale venisse fermato per tanto tempo. Noi siamo un pezzo del sistema giudiziario e cercheremo di dare il nostro contributo, perché la situazione possa tornare alla normalità».

Queste preoccupazioni sono condivise dall'Ordine degli avvocati di Madrid. Il presidente, Eugenio Ribón, ha indirizzato una lettera al Difensore civico (Defensor del Pueblo, istituzione che protegge e difende i diritti fondamentali e le libertà pubbliche dei cittadini), chiedendo il suo «pronto intervento per ripristinare la normalità nei Tribunali, per promuovere la comprensione tra le parti e ottenerne il loro riavvicinamento».

Gli avvocati della capitale spagnola ritengono che sia in corso un «grave deterioramento dei diritti fondamentali e della tutela giurisdizionale, dopo sette settimane di sciopero da parte dei cancellieri». «Quando l'accesso alla giustizia è paralizzato – ha sottolineato Ribón -, anche tutti gli altri diritti sono sospesi. È una situazione che Madrid e la società spagnola non meritano e non possono più tollerare. Dal 24 gennaio, da quando è iniziato lo sciopero, si stima in media la sospensione a Madrid del 35% dei processi».

Gli fa eco il vicepresidente degli avvocati madrileni, Javier Mata, il quale ha detto che «è giunto il momento di chiedere alle parti di non alzarsi dal tavolo fino a quando non si raggiungerà un accordo».