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Sisto equo compenso
Cita Stravinski: «Tre pezzi facili». Francesco Paolo Sisto è autore del saluto che diventa notizia. «Il primo pezzo riguarda le riforme portate a compimento, e ricordo, tra quelle relative agli avvocati, il riconoscimento del voto nei Consigli giudiziari» , premette. E aggiunge: «Dopo una lunga azione di stalkeraggio, sono lieto di poter comunicare qui, dal palco del congresso nazionale forense, che sono riuscito a ottenere la registrazione, presso la Corte dei Conti, del decreto sui nuovi parametri: sarà in Gazzetta sabato», cioè domani.
Il sottosegretario alla Giustizia uscente, oltre al provvedimento ministeriale su quelle che tiene a chiamare «tariffe», annuncia anche un impegno per la nuova legislatura: «L’equo compenso era stato un piccolo capolavoro, nato da sforzi di tutte le forze politiche e poi rinnegato da alcune: da qui vi dico che sarà una delle prime leggi approvate dal prossimo parlamento». Parole che rafforzano l’idea di dover guardare al futuro, di lì a poco adottata dalla presidente del Cnf Maria Masi come chiave del proprio intervento. Ma spinte a credere in una fase nuova arrivano da tutte le autorità intervenute, a inizio della prima giornata di assise forensi, dal palco del Teatro Politeama. È già il sindaco di Lecce Carlo Salvemini a definire la professione legale «un punto di riferimento per il Paese, un interlocutore imprescindibile per la politica e per la magistratura».
Il presidente del Coa di Lecce Antonio Tommaso De Mauro ricorda che le assise forensi tornano in Salento «dopo oltre 40 anni» e richiama subito «il trema del riconoscimento costituzionale, giustamente indicato al centro di questi lavori. Un suggello necessario perché sia meglio compresa la funzione di chi assume la difesa dell’imputato anche nei casi dei crimini più efferati». E per il presidente dell’Unione delle Curie della Puglia Stefano Pio Foglia, «è incredibile che ancora non si abbia una legge sull’equo compenso: se non entriamo in Costituzione saremo sempre considerati di secondo piano». E non è un caso se «dopo gli anni in cui il numero degli avvocati è cresciuto oltremisura, ora in molti scappano verso l’impiego pubblico».
Tra i saluti istituzionali pesa quello del vicepresidente Csm David Ermini, che ribadisce di guardare «con favore alla costituzionalizzazione dell’avvocato» e anche alla necessità di «una cogestione degli uffici giudiziari tra Foro e magistratura». Anche per il primo presidente della Cassazione Pietro Curzio «protagonisti della giurisdizione sono giudici e avvocati», che «devono proseguire sulla strada della collaborazione». Il peso dell’avvocatura come «istituzione essenziale nel contesto politico e sociale» è indiscutibile anche per il pg della Suprema corte Luigi Salvato. Che ritiene «già di fatto accolto in Costituzione tale rilievo». Ma sarà, di lì a poco, Masi a rispondergli, con garbo, che troppi segnali suggeriscono di non accontentarsi e sollecitare un riconoscimento più esplicito.