Le accuse sono pesantissime, degne di un Goering, di un Himler o di un Pol Pot: omicidio di massa, genocidio, crimini contro l’umanità. E ancora: incitamento alla criminalità, violazione dei diritti sociali, diffusione di notizie false, prevaricazione e attentato alla dignità del mandato. La decisione della commissione di inchiesta del senato brasiliano di autorizzare l’incriminazione del presidente Bolsonaro per la sciagurata gestione della pandemia che nel paese sudamericano ha causato oltre 600mila morti potrebbe essere un macigno per la carriera politica di uno dei leader più controversi nella recente storia brasiliana. Il rapporto dei senatori (1300 pagine) individua nel capo di Stato il principale responsabile dell’ecatombe da Covid 19 che avrebbe condotto il Brasile verso la catastrofe sanitaria senza alcuna attenuante: «Il caos creato da Bolsonaro ha fatto sprofondare il nostro paese nella sua più grave crisi sociale di sempre, raggiungendo livelli di indigenza inimmaginabili» si legge nel testo redatto dal senatore centrista Renan Calheiros che chiede l’incriminazione del presidente anche alla Corte internazionale dell’Aja. In ogni caso il rapporto sarà trasmesso nelle prossime ore al procuratore generale del Brasile Augusto Aras che dovrà decidere se rinviare a giudizio Bolsonaro. Oltre al presidente sono accusate altre 78 persone tra cui diversi membri dell’esecutivo e i suoi tre figli. Senza dubbio il governo dell’emergenza Covid da parte di Bolsonaro è stato un disastro dal negazionismo iniziale, alla ciarlataneria medica diffusa tramite twitter, dai ritardi fatali nel confinare il Paese alle sconvolgenti dichiarazioni sui vaccini «che trasmettono l’Aids». Negligenze, bugie, esternazioni irresponsabili, insomma, comportamenti indegni di un presidente eletto che ne fanno a pezzi la credibilità e la leadership senza possibilità di appello. Ma le accuse di genocidio e di crimini contro l’umanità sono francamente fuori dal mondo, per enfasi e mitomania accusatoria: da una parte permettono a Bolsonaro di denunciare «una manovra politica senza fondamento giuridico» e dall’altra banalizzano dei capi di imputazione che dovrebbero essere riservati ai crimini di guerra, alle pulizie etniche, alle purghe politiche, trasformando un’azione giudiziaria in una teatrale parodia di se stessa.