Come può una legge dello Stato soccombere davanti a una legge della Federazione italiana giuoco calcio? È una la domanda a cui dovrà dare risposta il Consiglio di Stato, che il 29 luglio si pronuncerà definitivamente sul “caso Reggina”.

La vicenda è complessa e inizia nell'estate del 2022, quando l'allora presidente della squadra calabrese di serie B, Luca Gallo, viene arrestato con l'accusa di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. Per il club amaranto, sommerso dai debiti, inizia un lungo calvario e una corsa contro il tempo per evitare il fallimento e la sparizione dal calcio professionistico. A un passo dal baratro, nel giugno dello scorso anno, spunta un giovane imprenditore, Felice Saladini, che rileva la società e prova a pianificare il futuro. Le premesse sembrano ambiziose: sulla panchina della squadra calabrese più blasonata arriva Pippo Inzaghi, uno specialista della categoria, il passaporto per un ritorno rapido in serie A, tre anni al massimo. Con l'ex campione del mondo alla guida e Jeremy Ménez a puntare la rete, il progetto non sembra impossibile: la squadra conclude il girone d'andata al secondo posto.

Ma qualcosa nei conti lasciati dalla precedente proprietà non torna. La mole debitoria, secondo quanto sostiene il nuovo patron Saladini, si è rivelata molto più corposa del previsto. E per questo la società scelse di aderire al decreto Salva Imprese, ricorrendo al Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza: l'azienda può presentare dunque piani di rateizzazione del debito, secondo quanto prescritto dalla legge. Tra i maggiori creditori: Agenzia delle entrate e Inps. Inizia una nuova battaglia legale, sempre combattuta sul doppio binario ordinamento statale/ordinamento sportivo. Il cortocircuito è dietro l'angolo: lo Stato mette a disposizione nuovi strumenti normativi per scongiurare i fallimenti, le regole federali restano un passo indietro.

La Reggina prosegue per il suo cammino dentro e fuori dal campo e il 19 dicembre 2022 presenta istanza davanti al Tribunale di Reggio Calabria, Sezione fallimentare, «per l'omologa degli accordi di ristrutturazione e di transazione su crediti tributari e previdenziali». In attesa degli sviluppi giudiziari, la società subisce una penalizzazione di 5 punti in campionato e il cambio delle regole in corsa. Mentre il Tribunale di Reggio Calabria valuta se concedere “l'omologa” per la ristrutturazione, infatti, la Federcalcio il 19 aprile 2023 dirama un comunicato in cui specifica: «Qualora siano intervenuti o intervengano provvedimenti di omologazione da parte della competente Autorita? giudiziaria o equivalenti provvedimenti definitivi, con cui siano stabiliti esplicitamente effetti di esdebitazione, le societa? interessate dai suddetti provvedimenti devono entro il termine perentorio del 20 giugno 2023 osservare gli adempimenti previsti». Peccato che il club si sia rivolto al Tribunale fallimentare molti mesi prima che venissero cambiate le carte in tavola.

La cronaca sportiva ribattezza il testo come «Comunicato ufficiale Reggina», a sottolineare il carattere “ad personam” dell'intervento. La società decide comunque di non cambiare percorso, convinta che un eventuale esito favorevole da parte della giustizia ordinaria non possa essere scavalcato da un regolamento sportivo, men che meno se retroattivo. E l'omologa, dopo mesi di attesa arriva il 12 giugno a stagione terminata: il Tribunale fallimentare concede al club uno stralcio del 95 per cento della mole debitoria. Restano da saldare 750 mila euro entro trenta giorni (termine ultimo secondo la sentenza: il 12 luglio). Ma il 20 giugno scadono i termini per l'iscrizione al campionato, bisogna depositare tutta la documentazione alla Covisoc (La Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche) e tutti i pagamenti devono risultare in regola (secondo quanto stabilito dal Comunicato ufficiale postumo della Federcalcio) anche in presenza di sentenze che prescrivano scadenze differenti. La Reggina non ha ancora saldato i 750 mila euro (lo farà il 5 luglio) - che per il Tribunale avrebbe potuto pagare entro il 12 luglio - e viene esclusa dai campionati professionistici. All'orizzonte: la serie D, per un club che puntava a tornare ai fasti della serie A, e il fallimento societario. Ad attendere interessato alla finestra: il Brescia di Cellino, retrocesso in serie C sul campo ma confidente nel ripescaggio.

La squadra ricorre Consiglio federale e al Collegio di garanzia del Coni contro la decisione della Covisoc senza successo. Anche il primo step della giustizia ordinaria, il Tar, si conclude col respingimento dell'istanza ritenuta «improcedibile». L'azienda avrebbe dovuto “insorgere” subito contro il Comunicato federale, senza attendere.

E adesso non resta che l'ultima spiaggia, il Consiglio di Stato, che il 29 agosto dovrà stabilire un principio elementare: quale ordinamento è gerarchicamente superiore davanti a casi come quelli della Reggina? Quello dello Stato o quello sportivo? «La prevalenza dell'ordinamento statale in una vicenda simile è implicitamente affermata con efficacia esecutiva, seppur provvisoria, dalla sentenza di omologa del Tribunale di Reggio Calabria», sostiene Sergio Santoro, avvocato estensore dei ricorsi del club davanti al Coni. Ex presidente aggiunto del Consiglio di Stato, Santoro non ha dubbi: «Qui non parliamo di squalifiche o penalizzazioni, per cui è ovvio che prevalga l'ordinamento sportivo, qui c'è un'impresa, seppur con finalità di sport, a cui viene riconosciuta la possibilità di accedere ai benefici di una legge dello Stato, il salva imprese. In questo caso la prevalenza dell'ordinamento statale è ovvia».

Di certo, l'effetto della momentanea esclusione dai campionati professionistici ha già creato dei danni enormi alle casse amaranto. Non conoscendo il proprio destino, la società non ha alcun introito: nessuno sponsor, nessun diritto televisivo, nessuna campagna abbonamenti. E pensare che era stato proprio il Tribunale a sostenere che la Reggina poteva essere salvata finanziariamente proprio in funzione del campionato. I giudici hanno stabilito che «si poteva salvare la situazione finanziaria della società proprio grazie alla sua presenza nel campionato in una condizione “biunivoca” per la sopravvivenza della Reggina», spiega ancora Santoro.

Il campionato di serie B, per ora, inizierà senza i calabresi il 19 agosto. Anche se dieci giorni dopo, il 29, il Consiglio di Stato potrebbe decretarne la riammissione, senza che il club abbia potuto effettuare operazioni di mercato e senza gran parte dei calciatori, che nel limbo dell'incertezza hanno già chiuso accordi con altre compagini. Resta un grande quesito: in caso di riammissione, chi pagherà tutti questi danni?