"La curva sta subendo una impennata così rapida che rischia di mettere in discussione la didattica in presenza, alcuni presidenti di regione lo hanno fatto, non è il nostro obiettivo, noi continuiamo a difendere fino alla fine la didattica in presenza. Ma dobbiamo mantenerci vigili per seguire e assicurare la tutela della salute de tessuto economico".  Se le parole pronunciate da Conte non sono  un cedimento alla linea dura della scuola in presenza aperta portata avanti fino ad oggi, poco ci manca. Ma la ministra Azzolina tiene duro: "Tenere le scuole aperte significa aiutare le fasce piu' deboli della popolazione. Significa contrastare l'aumento delle disuguaglianze, un effetto purtroppo gia' in corso, a causa della pandemia. Significa tutelare gli studenti, ma anche tante donne, tante mamme, che rischiano di pagare un prezzo altissimo. In mezzo a tante incognite, una certezza c'e': la chiusura delle scuole non produce gli stessi effetti per tutti. La forbice sociale si allarga, il conto lo pagano i piu' deboli", spiega su facebook la ministra dell'Istruzione. "Ci sono poi - ha aggiunto - territori in cui la chiusura delle scuole e' sinonimo di dispersione scolastica. E la dispersione scolastica - chiamiamo le cose con il loro nome - equivale all'abbandono dei ragazzi". "Ampliare il divario tra famiglie benestanti e famiglie svantaggiate e' una responsabilita' enorme. Dobbiamo esserne consapevoli. La Scuola e' futuro. Senza Scuola il Paese diventa piu' debole" ha concluso. Di certo c'è solo che oggi il premier incontrerà gli esperti del Cts. E la scuola sarà uno degli argomenti messi sul tavolo.