In Germania si prospetta una sfida dal sapore istituzionale d'altri tempi. Ma che allo stesso tempo ben si inquadra nel momento di oggi. Due politici veri, due vette delle istituzioni, due giganti nel panorama attuale, si sfidano tra loro ma in realtà sfidano insieme l'antipolitica dilagante. Un socialista contro una democristiana, il presidente di una istituzione contro la presidente di un governo, due eterni rivali che in realtà non fanno altro che lavorare insieme da sempre. E tutto nella rigorosa Germania, ultimo baluardo europeo contro il populismi dilagante che minaccia anche lei. Questi gli scenari che si aprono dopo l'annuncio di Martin Schulz che non si ricandiderà alla carica di presidente del Parlamento Europeo, ma che invece parteciperà alle elezioni politiche del prossimo anno in Germania, con la assai rilevante probabilità che sarà lui lo sfidante socialdemocratico che proverà a negare alla cancelliera Angela Merkel il suo quarto mandato. Secondo un sondaggio in Germania, il presidente del parlamento europeo uscente Martin Schulz avrebbe maggiori possibilità di battere la cancelliera Angela Merkel alle elezioni politiche rispetto al leader della Spd, Sigmar Gabriel.Il partito socialdemocratico ha rinviato a gennaio la scelta del candidato premier, e per questo l'annuncio di Schulz appare quanto mai tempestivo. In realtà l'ormai ex presidente dell'Europarlamento è in lizza anche come ministro degli esteri in questo scampolo di governo che resta. Infatti l'attuale Ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, anche lui socialdemocratico, è stato scelto da Cdu e Spd come prossimo presidente della Repubblica. In tutto ciò c'è il fascino del duello tra questi due personaggi in un Paese così decisivo per tutta Europa come la Germania. Ma sullo sfondo c'è anche la sfida del rigore tedesco al populismo. Populismo che dilaga in tutta Europa e anche oltreoceano, e che ormai ha raggiunto anche stabili posizioni di governo soprattutto in Paesi dell'Europa dell'est vicini alla Germania non solo geograficamente. E che potrebbe dare nuovi forti segnali - dopo la Gran Bretagna e la Spagna - in Paesi come la Francia e l'Italia. E neanche la Germania è del tutto immune. Nelle ultime elezioni locali si è registrata una netta ascesa della destra populista, così come è sempre stata forte la sinistra radicale. Tanto che i rivali di sempre democristiani e socialdemocratici in realtà condividono da moltissimo tempo il governo di Berlino in una Grosse Koalition che non scandalizza nessuno. Per non parlare delle condivisione del potere e delle cariche fra Popolari e Socialisti che è di fatto una regola a Bruxelles.Quindi la sfida tedesca rappresenta una difesa a oltranza della politica istituzionale e tradizionale, con una comunanza di visione fra i due candidati che si contrappone nettamente alle scelte antisistema di gran moda in tutto il continente. Fino alla possibilità che per l'ennesima volta torni al governo la grande alleanza che finora ha sbarrato la strada agli oltranzisti, seppure da questi è stata costretta sulla difensiva. Non va dimenticata ad esempio la posizione forte e impopolare presa dal governo Merkel sulla crisi umanitaria dei rifugiati soprattutto siriani. Oltre tutto questo complesso scenario si ripropone adesso anche nell'Europarlamento dove riparte la corsa per la successione a Schulz, e dove ancora una volta le carte da giocare sono nella grande alleanza popolari-socialisti, in contrapposizione alle forze populiste e persino antieuropee. Anche in questa chiave si giocherà la partita. Per tradizione alla presidenza si vede un'alternanza fra socialisti e popolari, anche in corso di legislatura, però d'altro canto oggi il presidente della Commissione Juncker e il Presidente dell'Unione Tusk sono entrambi popolari, per cui i socialisti rivendicano il loro spazio.