«Altre vite messe a rischio da una Ong straniera, partita da acque libiche in direzione Italia: il nostro governo ha scritto al governo tedesco perché si faccia carico del problema e dal Viminale abbiamo diffidato la nave dall’entrare nelle acque italiane».

Matteo Salvini non vuol sentir ragioni: la Alan Kurdi, nave della Ong tedesca Sea Eye, che punta verso Lampedusa dopo aver inutilmente chiesto un approdo a Malta e all'Italia, cambi subito rotta: i porti italiani resteranno chiusi. Il copione ormai è collaudato: a ogni salvataggio in mezzo al Mediterraneo corrisponde l’irritazione delle cancellerie di mezza Europa. Poco importa che a bordo della nave della Ong siano presenti bambini, il gioco del rimpallo delle responsabilità scatta puntuale. Questa volta, a dare manforte alle argomentazioni del Viminale interviene anche il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, che invia una lettera all’ambasciata tedesca a Roma. «Il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale richiama la responsabilità della Repubblica Federale di Germania, quale Stato della bandiera» della nave Alan Kurdi, affinché «assicuri il rispetto delle normative» da parte della nave «in questione, nell’esercizio dei propri poteri sovrani sulla nave e sulle persone a bordo», si legge nella nota verbale inviata dalla Farnesina.

Intanto, il capitano della nave fa sapere, tramite l’account Twitter della Ong, che «la Alan Kurdi sta cercando un rifugio sicuro per 64 persone salvate. Sta piovendo. Il vento diventa più forte. Il capitano ha deciso di portare tutte le persone sottocoperta», scrive la Ong. «Siamo in stretto contatto con il ministero degli Esteri tedesco e speriamo in una soluzione rapida». Un nuovo braccio di ferro può avere inizio.