Gianfranco Rotondi, ultimo dei democristiani e primo dei berlusconiani, spiega che «al centrodestra manca un partito di massa che faccia da traino così come fa il Pd a sinistra» e propone «un progetto unitario a vocazione maggioritaria» con dentro tutti i partiti di centrodestra, compreso il suo Verde è popolare. «Il male italiano è la crisi dei partiti, che è cominciata quando i contenuti politici sono stati separati dai contenitori - dice - Prima ai contenuti socialisti corrispondeva il Psi e a quelli democristiani la Dc: oggi abbiamo socialisti e democristiani in tutti i partiti e questo non va bene».

Onorevole Rotondi, dalle minacce di crisi del governo sul fisco si è arrivati a un accordo per la modifica di alcune norme. Crede che le accuse del centrosinistra al centrodestra di aver alzato un polverone siano giustificate?

Il centrodestra fa bene a piantare le proprie bandiere. Fisco equo e giustizia giusta non sono solo slogan: sono il dna del centrodestra. Draghi deve sapere che al governo c’è il centrosinistra ma anche il centrodestra e quindi trovo appropriato che la delegazione dei partiti facenti parte della coalizione e i rispettivi leader abbiano fatto valere con il presidente del Consiglio i propri valori non negoziabili.

Che sono presenti sia da una parte che dall’altra. Crede che questo possa portare alla fine dell’esperienza Draghi nei prossimi mesi?

Il governo Draghi e la legislatura hanno davanti otto mesi attivi. Passano in un amen. L’intelligenza sta nell’usarli per le necessità del paese, che sono quelle discendenti da pandemia e guerra, quindi principalmente economiche e di soccorso alle categorie e ai ceti sociali che stanno pagando il prezzo delle crisi.

Il governo ha già stanziato venti miliardi e un nuovo provvedimento sarà pronto dopo Pasqua. Basterà?

La situazione è difficile. Oggi (ieri, ndr) parlavo con una pensionata che ha pagato 600 euro di bolletta su 650 di pensione e mi sembra che la signora detti l’agenda del governo. Ci sono famiglie che o pagano la bolletta o fanno la spesa. E non è populismo e demagogia ma osservazione della realtà. Urge un intervento sul caro energia per il sostegno a famiglie e imprese minori che si trovano di fronte ad aumenti esponenziali non sostenibili a reddito invariato.

Cosa manca al centrodestra per farsi sentire e impostare una strategia su questi temi?

Al centrodestra manca un partito di massa che faccia da traino così come fa il Pd a sinistra. Questa funzione è stata svolta per decenni da Forza Italia e meglio ancora dal Pdl, che è stato il “partito democratico” del centrodestra. Adesso serve una cosa simile altrimenti non si vince e non a caso Salvini ha parlato di lista unitaria tra Lega e Forza Italia.

La convince?

Mi sembra un modo frettoloso di porre un problema reale, cioè l’unificazione del centrodestra in un progetto unitario delle forze politiche che lo compongono.

Compresa Fratelli d’Italia?

Necessariamente sì. Penso a un progetto unitario a vocazione maggioritaria, quindi figuriamoci se lo posso immaginare a prescindere dal partito maggioritario nei sondaggi, cioè Fd’I. Purtroppo ci sono differenze importanti tra i principali partiti ma questo è un motivo in più per mettere subito in piedi un cantiere. Queste differenze, se ricondotte a un partito unitario, possono essere una ricchezza. Se abbandonate alla competizione identitaria, saranno la via dell’inferno lastricata di buone intenzioni.

E per il suo Verde è popolare, invece, che futuro immagina?

Verde è popolare vuole canalizzare in Italia la spinta ecologista che scende a due cifre dall’Europa. E la vuole canalizzare nel mondo cattolico, dove questo tema è stato piantato da Papa Francesco con due encicliche. Penso che una forza laica ed ecologista possa svilupparsi in campo moderato, tanto più che la presenza dei verdi italiani da tempo è marginale e collocata a sinistra. Verde è popolare può essere una componente del partito unitario del centrodestra, se ci sarà. Se ognuno invece pianterà la propria bandiera noi siamo pronti a presentare una nostra lista alle Politiche, con tutti i rischi del caso.

Crede si arriverà a un accordo per un proporzionale con soglia di sbarramento alta?

Secondo me non si farà proprio nulla. Tutti parlano di legge elettorale accusando il vicino di banco di non volerla cambiare e quando è così non succede mai niente. La legge attuale è stata inventata per non avere un vincitore e costringere i partiti a collaborare per la formazione di un governo. E comincio a pensare che a molti piaccia questo scenario.

Che implica, magari, il prosieguo dell’esperienza Draghi a palazzo Chigi.

La fantasia italiana è infinita. Congedato un drago se ne fabbrica subito un altro. Ma non credo che il presidente Draghi dopo questo assaggio di politica abbia tutta questa voglia di continuare. Penso che la politica non abbia ricambiato nel modo giusto lo sforzo che Draghi ha fatto per il paese e anche per salvare la politica da uno dei suoi ciclici fallimenti.

Eleggerlo al Quirinale sarebbe stata la giusta ricompensa?

Io al Quirinale volevo Berlusconi. Una volta che Berlusconi si è ritirato ero dell’avviso che si dovesse eleggere il presidente Draghi.

Qual è il motivo di questi «ciclici fallimenti» della politica italiana?

Penso che il male italiano sia la crisi dei partiti, che è cominciata quando i contenuti politici sono stati separati dai contenitori. Prima ai contenuti socialisti corrispondeva il Psi e a quelli democristiani la Dc. Oggi abbiamo socialisti e democristiani in tutti i partiti e questo non va bene. Perché le ideologie sono importanti ma ora è tramontata l’idea che le ideologie portano voti. Servirebbero partiti compatti e capaci di riportare le ideologie tra la gente. Ma in Italia siamo ancora lontani da questo obiettivo.

Vedrebbe meglio Salvini o Meloni per riportare le ideologie tra la gente?

Se i grandi della prima Repubblica, Andreotti, Fanfani, Moro, trovavano tra di loro punti d’incontro e turnazione tra le varie posizioni di potere, credo che un bel cimento di capacità per i leader della Terza repubblica sia tornare a quella capacità di convivere scambiandosi i ruoli.