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Scatto verso il futuro, stagnazione o pericolosa retromarcia? Quale sarà la direzione che gli iraniani vorranno imboccare alle elezioni presidenziali del prossimo maggio?Il candidato dei riformisti sarà il Presidente in carica Hassan Rohuani, il clerico organico al regime che con la sua cultura e la spinta modernista ha ridato speranza al popolo dell'onda verde. Il nome del suo avversario non è ancora noto, come non lo sono quelli di tutti i candidati che passeranno il vaglio del Consiglio dei Guardiani della rivoluzione e della Guida Suprema Ali Khamenei. Sembrava che per i conservatori sarebbe potuto tornare Mahmud Ahmadinejad, Presidente dal 2005 al 2013 ma è stato lo stesso Khamenei a stoppare le pretese del suo vecchio delfino: «Il suo ritorno non sarebbe un bene per l'Iran».Le elezioni si combatteranno sull'economia. Nel febbraio scorso è entrato in vigore l'accordo col le potenze del 5+1 che ha messo fine allo sviluppo senza controlli del nucleare iraniano in cambio di una progressiva eliminazione delle sanzioni internazionali, in atto dalla rivoluzione di Khomeini del 1979. L'accordo con il "grande Satana" americano ha resuscitato gli entusiasmi di giovani e imprenditori che sperano di poter avere maggior libertà di movimento e scambi commerciali con l'estero, ma la sua difficile attuazione ha dato fiato alle trombe di coloro che hanno sempre sostenuto l'isolamento. Anche il recente viaggio di Rohuani a New York per l'annuale assemblea generale dell'Onu è entrato nello scontro elettorale.Al suo esordio al Palazzo di Vetro, nel 2013, Rohuani fu attaccato per una telefonata con il Presidente Usa Barack Obama, la prima dal 1979. Due anni dopo, nel 2015, a scatenare le ire dei conservatori fu la stretta di mano fra il ministro degli esteri Javad Zarif e lo stesso Obama. Adesso la critica è stata quella di essere tornata a mani vuote senza aver fatto la voce grossa con Washington perché non rispetta gli accordi. Paradossalmente, i giornali di opposizione come Vatan-e-Emrooz e Kayhan hanno attaccato la delegazione governativa proprio per non aver preparato un'agenda di incontri con i rappresentanti del "grande Satana", che oltretutto non si sono degnati nemmeno di riempire l'aula dell'assemblea durante il discorso di Rohuani. Niente a che vedere con le assenze volute quando Ahmadinejad approfittava del pulpito newyorkese per le sue sparate antisemite, ma comunque l'immagine dell'aula vuota pubblicata dai media iraniani ha restituito una forte idea di disinteresse. La spiegazione del governo è che avrebbe dovuto parlare solo Zarif al terzo e ultimo giorno di lavori, dopo tutti i capi di Stato. Solo all'ultimo momento è stato deciso di far parlare Rohuani, ma ormai la scaletta era stata fissata e il Presidente si è trovato di fronte solo i pochi delegati rimasti.Polemiche a parte, Rohuani rischia seriamente di arrivare a maggio senza poter rivendicare i benefici dell'accordo sul nucleare, il suo grande successo su cui ha impostato tutto il primo mandato. Le decine di accordi stipulati con le delegazioni governative e imprenditoriali - compresa quella italiana guidata dal premier Renzi - sbarcate a Teheran negli ultimi mesi sono ancora inattuati. Questo perché gli Stati Uniti non hanno ancora sbloccato del tutto le sanzioni che hanno imposto. Per fare un esempio, gli 80 Boeing che Washington avrebbe dovuto consegnare entro il 2016, più che indispensabili per ammodernare la flotta iraniana ferma ai Tupolev russi, non arriveranno perché bloccati da cavilli legali. Ciò che impedisce maggiormente lo sviluppo dell'economia iraniana è l'esclusione delle banche dai circuiti internazionali. Tuttora qualsiasi transazione con l'estero, non colpita dalle sanzioni, deve ancora passare per Dubai. L'economia che Tehran si aspettava crescesse del 3,9% nel 2016 farà quindi segnare uno stringato +0,9% e l'indice di povertà è in costante aumento. Segnali non buoni per Rohuani che seguono alcuni scandali di corruzione e mega stipendi che hanno coinvolto dirigenti di alcune banche, su cui è intervenuta anche la Guida Suprema per ricordare come «i salari astronomici siano un attacco ai valori della rivoluzione».Nell'ultimo sondaggio, svolto da un'Università canadese, Rouhani avrebbe perso otto punti percentuali rispetto a maggio 2015, ma la sua rielezione non dovrebbe essere a rischio. Il popolo iraniano, che ha un'età media sempre più bassa e una connettività con l'esterno sempre maggiore, difficilmente vorrà scegliere di tornare all'isolamento dell'era Ahmadinejad. Soprattutto se i conservatori fanno leva su posizioni come quella del potente Ayatollah Mohammad Yazidi contro il ministro dello sport Mahmoud Goudarzi. Yazidi ha duramente criticato Goudarzi per aver permesso che la partita di calcio Iran-Corea del Sud, valida per le qualificazioni mondiali, si tenesse l'11 ottobre, in piena Ashura, la festa santa degli sciiti in cui si commemora il martirio dell'Imam Husayn. Tifo e cori da stadio mal si coniugano con le Ta'zieh (le rappresentazioni dell'omicidio) e i colori del lutto, ma il calendario della Fifa non poteva certo tenerne conto.