«Combattere queste forme di ignoranza è già possibile. Le norme interne federali sono congegnate molto bene. Come è successo a Udine, calciatori, arbitro e procura federale hanno deciso di sospendere temporaneamente la partita. Ma le norme prevedono anche che le autorità di pubblica sicurezza possano sospendere definitivamente la partita. È una responsabilità che ha delle implicazioni anche di ordine pubblico e che non può essere demandata ai calciatori o all'arbitro». Così Umberto Calcagno, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori, ospite di Radio Anch'io Sport su Rai Radio 1, sugli episodi di razzismo nei confronti del portiere rossonero Mike Maignan durante Udinese-Milan di sabato sera.

«Le decisioni della giustizia federale si basano sempre di più sugli atti che provengono dalle questure. Sanzionare in maniera più forte credo sia una necessità: le norme già prevedono tutto quello di cui abbiamo bisogno. Bisogna anche capire come lavorare insieme, magari con qualche iniziativa in più nei nostri stadi, anche perché questi episodi di intolleranza hanno una risonanza differente quando coinvolgono il mondo del calcio».

Perché gli stadi continuano a essere una zona franca per i malintenzionati? «Lo sono un po' meno rispetto al passato, tutti gli episodi recenti hanno portato all'identificazione dei responsabili e al loro allontanamento. Anche le società stanno lavorando nella direzione giusta. Abbiamo bisogno di una mano nel governare certe situazioni per poterle gestire tempestivamente». Intanto l’Udinese ha deciso che non farà più entrare nello stadio i soggetti che hanno offeso con insulti e cori razzisti il portiere del Milan.