La situazione in Medio Oriente resta ad alta tensione. I media libanesi hanno riferito due attacchi israeliani nel Paese nelle ultime ore. Nel più recente è stata colpita un’auto nei pressi del villaggio di Nabi Chit, nella valle della Beqaa. Secondo Al-Arabiya, l’obiettivo era un agente di Hezbollah. In un precedente raid, vicino Naqoura, era rimasta uccisa una persona. Al-Hadath sostiene che fosse Abd a-Sayed, comandante locale delle forze del movimento sciita nel sud del Libano.

Israele prosegue attacchi quasi quotidiani lungo il confine e mantiene cinque postazioni militari in territorio libanese, violando quello che viene definito un fragile cessate il fuoco con Hezbollah.

Tre ex ostaggi israeliani dimessi dall’ospedale

L’ospedale Beilinson di Petah Tikva ha comunicato le dimissioni di tre ex ostaggi liberati da Gaza: Evyatar David, Guy Gilboa-Dalal ed Eitan Mor. Sono rimasti ricoverati circa due settimane e ora inizieranno un programma di riabilitazione seguito dalla stessa struttura sanitaria. «Beilinson continuerà a sostenere Evyatar, Guy ed Eitan, insieme alle loro famiglie, garantendo loro tutte le cure necessarie» fa sapere l’ospedale. Fonti militari israeliane confermano il duplice attacco. Le Idf dichiarano che Ali Hussein al Mousawi, ucciso a Nabi Chit, «operava come trafficante di armi tra Siria e Libano» e avrebbe avuto «un ruolo chiave nel rafforzamento e nella ricostruzione delle capacità militari di Hezbollah».

Nel raid nel sud, è stato ucciso Abd Mahmoud al Sayed, funzionario locale del movimento ad al Bayada, responsabile dei rapporti economici e del ripristino delle infrastrutture militari nella zona di Naqoura. Le Idf sostengono che le attività dei due militanti «costituivano una violazione degli accordi tra Israele e Libano» e che l’esercito «continuerà ad agire per eliminare ogni minaccia contro lo Stato di Israele».

L’emittente Kan riferisce che Israele non conosce l’esatta posizione di quattro dei 13 corpi di ostaggi ancora a Gaza. Lo Stato ebraico avrebbe ripetutamente spiegato a Washington l’importanza di recuperarli. Il capo di Stato maggiore delle Idf Eyal Zamir avrebbe ricordato agli USA i tentativi pluriennali di ritrovare i resti del soldato Hadar Goldin, ucciso nel 2014 e tuttora in mano a Hamas. Squadre della Croce Rossa e dell’Egitto stanno lavorando per localizzare i corpi.

Hamas: «Deporremo le armi se finirà l’occupazione»

Il negoziatore di Hamas Khalil Al-Hayya dichiara: «Il fatto che Hamas abbia le armi è legato alla presenza dell’occupazione e dell’aggressione». «Se l’occupazione finirà, queste armi saranno trasferite allo Stato» aggiunge il dirigente, senza chiarire a quale entità si riferisca. Le Idf hanno accusato l’Unifil di aver abbattuto intenzionalmente un drone israeliano a Kfar Kila. «Un drone delle Idf addetto alla raccolta di informazioni è stato abbattuto durante un’attività di routine» comunica il portavoce militare Nadav Shoshani. Una prima analisi «suggerisce che le forze Unifil abbiano deliberatamente sparato contro il drone e lo abbiano abbattuto». Dopo la caduta del velivolo, le Idf hanno «lanciato una granata nella zona» senza colpire i caschi blu.

La missione Onu denuncia invece che un drone israeliano si era avvicinato a una pattuglia e avrebbe sganciato una granata, seguito dal fuoco di un carro armato israeliano. «Fortunatamente non ci sono stati feriti» sottolinea Unifil, che parla di violazioni della risoluzione 1701 e «disprezzo per la sicurezza delle forze di pace».