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L’opera di “ringiovanimento” degli uffici giudiziari italiani procede a tappe forzate. Una rottamazione spinta agevolata dalla decisione dell’allora governo Renzi di abbassare da 75 a 70 anni l’età massima di trattenimento in servizio delle toghe e, poi, dall’abolizione del parametro dell’anzianità di servizio per l’assegnazione degli incarichi dirigenziali.
Questa volta è toccato al Massimario della Corte di Cassa- zione, un ufficio molto importante in quanto si occupa dell’analisi sistematica della giurisprudenza di legittimità e che ebbe fra i suoi direttori Giovanni Canzio. I magistrati addetti al Massimario provvedono, fra l’altro, alla lettura, alla selezione e alla massi- mazione delle sentenze civili e penali. Attività svolta da Raffaele Cantone prima di diventare capo dell’Anticorruzione Le massime della Suprema corte sono poi rese disponibili tramite l’apposita banca dati alla quale accedono tutti i magistrati e, tramite abbonamento, i diversi operatori del diritto, a cominciare naturalmente dagli avvocati. È di tutta evidenza il ruolo “strategico” del Massimario nell’attività giurisdizionale, in quanto assicura la funzione nomofilattica propria della Cassazione. Il Consiglio superiore della magistratura ha deciso l’altra settimana di destinarvi anche magistrati con meno di dieci anni di servizio.
All’esperienza pratica sulla giurisdizione è stato preferito il curriculum, in particolare l’aver svolto attività di studio e ricerca in ambito accademico.
Una decisione che ha sollevato più di una perplessità. Il magistrato addetto al Massimario è pur sempre un giudice e deve essere in grado di comprende tutti gli aspetti di una sentenza di Cassazione, che non si limita ad esprimere teorici principi di diritto ma provvede ad individuarli partendo sempre dal caso concreto. Un approccio, dunque, diverso e nel quale l’esperienza gioca un ruolo fondamentale. La recente riforma del Massimario, poi, prevede che i magistrati addetti possano comporre anche i collegi con l’assegnazione di cause del ruolo con funzione di relatori ed estensori. Con un salto triplo, il Csm ha destinato per questa funzione magistrati che non avevano neppure la qualifica di magistrato d’Appello.
Ad opporsi ai “baby” cassazionisti è stato il solo consigliere togato Aldo Morgigni, unico rappresentante a Palazzo dei Marescialli di “Autonomia & Indipendenza”, la corrente guidata da Piercamillo Davigo. Non a caso, si tratta della più conservatrice tra le varie componenti della magistratura associata.
Tra i magistrati con meno di dieci anni di servizio e destinati al Massimario, figura tra gli altri il pm di Siena Aldo Natalini. Il nome della toga senese, alla prima valutazione di professionalità, è noto al grande pubblico per essere stato il titolare del fascicolo sulla morte del capo della comunicazione di Monte dei Paschi, David Rossi: caso archiviato come suicidio. Indagine successivamente riaperta dopo i servizi della trasmissione televisiva Le Iene che avevano fatto emergere elementi che, secondo gli “inviati” del programma, sarebbero incompatibili con la tesi del suicidio.