Le luci si accendono, da Ipanema al Corcovado: questa sera in Brasile sarà una festa di colori nella sfilata inaugurale di Rio 2016, al Maracanà, che daranno il via alle tanto attese Olimpiadi. Nella terra di grandi cantori come Caetano Veloso, Tom Zè e Chico Buarque la musica che vorremmo sentire con maggiore frequenza è quella dell’inno di Mameli. La carovana azzurra, capeggiata dalla portabandiera Federica Pellegrini, conta 308 atleti, che potrebbero però essere uno in più a Olimpiadi già iniziate. L’otto agosto è infatti una data segnata in rosso nel calendario di Alex Schwazer, marciatore altoatesino. Il Tas, a Rio de Janeiro, deciderà infatti se questo atleta potrà prendere parte alla gara per la quale si sta preparando ormai da anni, la 50 chilometri. Che per lui, probabilmente, è anche più di una marcia: è l’occasione per riscattarsi, di cancellare un passato macchiato dal doping, la chance per dimostrare - superati i trent’anni - di essere il più forte. Senza l’aiuto di alcuna sostanza.Per capire meglio la vicenda di questo atleta bisogna proprio inevitabilmente riavvolgere il nastro e guardare al passato, fatto di trionfi ma anche di fragorose cadute. Il più grande successo alle Olimpiadi del 2008, quelle di Pechino. Schwazer domina, stabilisce anche il record del mondo della 50 km, e vive gli anni successivi da assoluto protagonista dell’atletica italiana. Quattro anni dopo, alla vigilia delle Olimpiadi londinesi, Schwazer viene però trovato positivo all’eritropoietina. Addio gara, addio medaglia. E una squalifica che arriva puntuale, pesantissima: 3 anni e 6 mesi senza poter prendere parte a nessuna manifestazione sportiva. Come se non bastasse, la sua squalifica viene addirittura appesantita di altri 3 mesi per aver eluso un controllo antidoping con la "complicità" dell’allora fidanzata Carolina Kostner, pattinatrice che ha pagato anche lei (carissima) questa vicenda con una squalifica di un anno e quattro mesi. Per rivederlo in gara bisogna attendere il mese di maggio del 2016: ai campionati del mondo di marcia di Roma c’è in palio la qualificazione a Rio 2016 e Schwazer, dopo mesi di durissimi allenamenti affiancato dal professor Donati, non vuole fallire l’obiettivo. E non lo fallisce, vince e strappa il biglietto per il Brasile.Ma la sua nuova vita sportiva non decolla per come vorrebbe l’altoatesino, nuovamente fermato per una questione di doping. In un test a sorpresa effettuato l’1 gennaio viene trovato positivo (anche se in un primo momento l’esame della provetta aveva dato esito negativo) e il sogno olimpico inizia ad andare in frantumi. Schwazer, che si è proclamato sempre innocente, non si ferma, ma non è mica facile allenarsi in questo clima di incertezza, reso ancora più incandescente negli ultimi mesi dal continuo vociare intorno alla vicenda. Dalle accuse di complotto per far fuori Schwazer, reo di aver rotto negli anni scorsi il muro dell’omertà sul doping accusando i colleghi russi, alle paure del suo allenatore Sandro Donati, che teme addirittura per la sua vita e che a metà dello scorso mese di luglio è stato ascoltato a Roma dalla Commissione Antimafia presieduta da Rosy Bindi proprio per cercare di far luce su una vicenda che finora sembra avere qualche ombra di troppo.Tutto ruota insomma attorno alla decisione dei giudici, dopo che la Iaaf, la federazione mondiale di atletica, nello scorso mese di luglio ha sospeso in via cautelare l’atleta. Il Tas non potrà non tenere conto dei risultati dell’ultimo controllo antidoping, effettuato lo scorso 22 giugno. Le analisi sulle urine del marciatore hanno dato esito negativo. E lo stesso esito hanno avuto anche tutte le altre analisi, sia del sangue che delle urine, che sono state effettuate dal Coni e dalla Iaaf negli ultimi nove mesi. Tutte, tranne una, quella dello scorso 1 gennaio. Basterà insomma un solo esame positivo, contestato in tutti i modi dall’atleta, dal suo staff e dai suoi legali, in mezzo a tanti altri di esito contrario, per tenere fuori Schwazer da Rio 2016? Ormai non ci resta che attendere qualche giorno per saperlo.Davanti al Triibunale Arbitrale dello Sport i legali del marciatore cercheranno di evidenziare "gravi irregolarità procedurali del controllo effettuato dalla Iaaf l’1/1/2016 e l’assoluta linearità dei controlli steroidei ed ematici di Alex Schwazer negli ultimi 15 mesi". Una storia che si aggiungerà inevitabilmente di nuovi capitoli, comunque andrà a finire. Schwazer nel frattempo partirà nelle prossime ore per Rio de Janeiro, con una valigia piena di speranza, quella di poter indossare canottiera e pantaloncini e scendere in strada venerdì 19 agosto marciando per cinquanta chilometri. Il bivio della sua vita, ancor più della sua carriera, sarà tutto racchiuso in una sentenza. «Non posso pensare che tutto il lavoro svolto negli ultimi mesi, tutti i controlli a cui mi sono sottoposto, non siano serviti a nulla» ha scritto il marciatore nei giorni scorsi, augurandosi che il suo sogno olimpico, oggi in frantumi e ridotto ad un mucchio di cocci, possa ancora essere ricomposto in extremis.