Una scelta di buon senso, ma soprattutto una mossa molto abile dal punto di vista diplomatico quella del presidente russo Vladimir Putin che ieri ha concesso la grazia alla giovane cittadina israelo- statunitense, Naama Issachar. La ragazza era stata condannata in Russia a sette anni e mezzo di carcere per «traffico di droga».

Lo scorso aprile mentre rientrava in Israele da un viaggio in India era stata arrestata dalla polizia all’aeroporto di Mosca perché trovata in possesso di 9 grammi di cannabis nasacosti nel bagaglio registrato al check- in, una quantità modesta ma che per le ferree leggi russe le è valsa una condanna degna di una narcotrafficante.

Naama è stata scarcerata ieri mattina come ha reso noto il servizio russo preposto alla gestioni delle prigioni.

La notizia arriva nel giorno in cui il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, è a Mosca per un colloquio con Putin e la liberazione di Issachar è un bel regalo per l’eterno “Bibi” in vista delle elezioni del prossimo 2 marzo. Ad aggiungere quel tocco di propaganda politica il rientro in patria di Issachar sullo stesso aereo del premier in compagnia della mamma sopraggiunta a Mosca: «Stiamo tornando a casa!», si leggeva ieri sera sull’account twitter di Netanyahu.

«Ringrazio il mio caro amico Valdimir Putin per aver graziato Naama Issachar», ha detto ancora Netanyahu, mentre il persidente dello stato ebraico Reuven Rivlin ha sottolineato «la clemenza e la saggezza» del capo del Cremlino.

Secondo i media israeliani le trattative per la liberazione della ragazza di 26 anni andavano avanti da mesi.

Dopo la pesante condanna emessa lo scorso ottobre era stato evocato uno scambio con Alexeï Bourbon, cittadino russo detenuto in Israele dal 2015 per pirateria informatica e in attesa di estradizione verso gli Stati Uniti. Non è quindi escluso che, nelle prossime settimane, la giustizia israeliana non si occupi del caso Bourbon, magari quando i riflettori dei media su Naama Issachar si saranno spenti.