La sensazione è che il “piano di pace” srotolato da Xi Jinping sui tavoloni del Cremlino sia poco più che un pretesto. Che il significato dell’incontro abbia un carattere generale, che va al di là della guerra in corso.

Anche perché della soluzione cinese che dovrebbe mettere fine al conflitto in Ucraina, definita da Mosca «molto interessante», per il momento non si conosce nulla, né i dettagli, né l’impianto generale. Forse verranno svelati nel colloquio che Xi potrebbe avere con il presidente ucraino Zeklensky, forse già stasera. Da Kiev affermano che la telefonata non è ancora in agenda e che attendono sviluppi con fiducia, mentre la diplomazia cinese continua a dire genericamente di tenere «contatti con tutti». Se la prima conversazione tra Xi e Zelensky non dovesse alla fine avere luogo, la mediazione di Pechino sarebbe del tutto spuntata, confermando le insinuazioni degli alleati occidentali per i quali la Cina non sta facendo altro che tirare la volata a Mosca, riconoscendo come dato di fatto le annessioni illegali di territorio a sovranità ucraina. Inoltre la dura critica della Cina alle sanzioni unilaterali che Stati Uniti, Ue e Gran Bretagna hanno preso contro entità russe, tra politici, militari e oligarchi, testimonia la partigianeria di Pechino.

Al centro dell’incontro moscovita con Vladimir Putin invece c’è stata tanta pubblicistica, tanta grancassa per spiegare al mondo quanto le due potenze siano legate da un vincolo d’acciaio, dalla mutua cooperazione e dalle comuni visioni. Costituendo un granitico blocco contrapposto all’Occidente, anche se non necessariamente in chiave bellica: «Russia e Cina sono due nazioni cruciali per il nuovo ordine mondiale», scandiscono all’unisono i due leader che però certificano la natura inoffensiva della loro amichevole intesa: «Russia e Cina, pur non essendo un’alleanza politico-militare simile alle alleanze stabilite durante la Guerra Fredda, sono superiori a questa forma di interazione interstatale, non sono di natura conflittuale e non sono dirette contro Paesi terzi», si può leggere nella dichiarazione congiunta. Insomma un’alleanza difensiva al contrario di Usa Nato e Unione europea ritenute responsabili «dell’escalation», in particolare Washington, accusata di avere «una mentalità da Guerra Fredda», «denunciando tra le altre cose «l’influenza negativa degli Stati Uniti nella regione Asia-Pacifico». Infine la messa in guardia sui pericoli di un’escalation nucleare, prospettiva apocalittica da scongiurare: «Non possono esserci vincitori in una guerra nucleare che, per questo, non deve essere mai scatenata»

Ma il timore rimane in piedi: il Regno Unito ha infatti in programma di inviare a Kiev proiettili di carri armati perforanti «che contengono uranio impoverito» ha detto ieri, lunedì, il vice ministro della Difesa, la baronessa Annabel Goldie, spiegando che si tratta di munizioni per i carri armati Challenger 2. «Tali proiettili sono molto efficaci per sconfiggere i moderni carri armati e veicoli corazzati»,

La notizia, circolata o sui media russi, ha suscitato la reazione furiosa di Mosca. La Russia aveva già detto nelle scorse settimane che l’utilizzo di tali munizioni da parte dell’Ucraina sarebbe stato considerato equivalente all’utilizzo di una bomba nucleare sporca. Così Putin ha ribadito: «L’Occidente ha deciso di combattere la Russia fino all’ultimo ucraino non a parole ma nei fatti. Se l’Occidente collettivo inizierà a usare armi con componenti nucleari, la Russia sarà costretta a reagire».