«Sono molto orgoglioso di unirmi a Steve Bannon come leader del Movimento in Brasile in rappresentanza delle nazioni latinoamericane». Chi parla è Eduardo Bolsonaro, figlio del presidente brasiliano Jair recentemente eletto. La mossa dell’ex consigliere strategico di Donald Trump rientra nella campagna acquisti iniziata in Europa, con l’Italia come stella polare, e che mira ad espandere l’organizzazione. Lo scenario che si è aperto in Brasile con l’insediamento di Bolsonaro, allarga infatti l’influenza  delle forze nazional-populiste della destra in tutto il mondo. In realtà il corteggiamento di Bannon è iniziato da tempo, a partire dall’agosto dello scorso anno quando incontrò a New York lo staff di Jair Bolsonaro. L’avvenimento venne immortalato da una foto pubblicata su Twitter con il commento di Bannon che si diceva entusiasta della campagna portata avanti dal candidato dell’ultra destra. E’ stato il quella occasione ufficiale che probabilmente venne fatta l’offerta a Eduardo.  Non è un caso che il giorno prima del ballottaggio, in ottobre, Bannon rese pubblico, con un’intervista al più importante quotidiano brasiliano la Fhola di San Paulo, il suo appoggio a Bolsonaro a al suo partito. Dichiarò poi alla Bbc di non aver collaborato alla campagna elettorale ma di considerare Jair un «politico notevole». Interessante il paragone che Bannon fece con Matteo Salvini chiarendo il suo pensiero sulla situazione in Brasile. «E' come quello che sta succedendo in Italia e negli Usa: la gente respinge un tipo di classe politica perpetua, che è legata al capitalismo clientelare, la corruzione e l'incompetenza. In Italia, Salvini e il Movimento 5 s si sono organizzati contro questo tipo di cose. E credo che questo è uno dei ponti principali a favore di Bolsonaro». La corrispondenza di “amorosi sensi” ebbe un ulteriore sviluppo alla fine di novembre, sempre lo scorso anno. Fu un occasione mondana, la cena di compleanno di Bannon a Washington alla quale partecipò anche Eduardo Bolsonaro. Come da copione le immagini della serata vennero riportate sui social network. Eduardo sancì l’aggancio definitivo con “The Movement” descrivendo il festeggiato come «icona nella lotta al marxismo culturale». Ricambiato poi dallo stesso Bannon. «Abbiamo la stessa prospettiva su economia,  stabilità, legge e ordine. Sono molto in sintonia con il populismo e il nazionalismo, condividiamo la stessa visione del mondo». Ma chi è il nuovo campione scelto da Bannon? Il trentaquattrenne Eduardo Bolsonaro non poteva che fare il politico. Terzo figlio di Jair e Rogéria Nantes Nunes Braga, fratello di Carlos, attuale consigliere statale a Rio de Janeiro, e Flavio, anche lui deputato. Educazione ultra cattolica e studi in Giurisprudenza, nel 2008 Eduardo Bolsonaro è diventato avvocato e poi cancelliere della polizia federale. Un incarico cruciale che decide le attribuzioni e le competenze della polizia stessa. Nel 2018 Eduardo è parlamentare federale con un milione e 843.000 preferenze,  il più votato nella storia del Brasile. Da sempre uomo di ultra destra, fautore di leggi durissime contro la criminalità e la corruzione. Si è pronunciato a favore del lavoro forzato dei detenuti. Nemico giurato del Movimento dei Sem Terra è divenuti il paladino dell’agrobusiness a favore delle compagnie private. Alfiere della famiglia tradizionale e dell’uso delle armi ha anche presentato una proposta di legge che equipara nazismo e comunismo. Di Eduardo Bolsonaro si ricorda anche una sua posa con una pistola in vita, ben in vista, durante una manifestazione per l’impeachment contro l’ex presidente Dilma Roussef. Una carriera tutta “ordine, patria e famiglia” che non poteva non attrarre Steve Bannon. Bolsonaro Jr. rappresenta la chiave ideale per imporre l’agenda nazional-populista nel continente latinoamericano. Un filo che parte dall’Europa e arriva dalla parte opposta dell’oceano Atlantico si sta dipanando. La prova sta ancora una volta nelle  parole di Eduardo. « L'azione di Bannon in Europa è vitale e sosteniamo i suoi sforzi contro il pericoloso patto globale per la migrazione». Accordo dal quale il Brasile è immediatamente uscito dopo l’elezione del papà. Si tratta ora di vedere quanto forte sia l’influenza di Bannon che, al di là delle sue posizioni para fasciste, è essenzialmente un esperto di comunicazione. Una qualità che ha portato vantaggi nell’immediato. Ma che non ha impedito il suo licenziamento in tronco da parte di Trump. Era troppa, anche per l’inquilino della Casa Bianca, la vicinanza con nazionalismo bianco, gruppi omofobi e razzisti. Una presenza imbarazzante quella di Bannon che ora ci riprova in Brasile.