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Ieri ho inviato un messaggio vocale al mio parrucchiere di Napoli, anzi al mio hair stylist,
per dirgli che dopo due settimane mi manca molto, insieme alla squadra di ragazze che collaborano con lui. E’ un rito preciso quello di recarsi dal parrucchiere, non dettato solo e principalmente dall’esigenza della cura di sé, ma anche dalla voglia di ripetere una consuetudine che arreca piacere e benessere nel guardarsi allo specchio dopo il tocco magico ed esperto di chi, dopo tanti anni, ti conosce bene e sa come soddisfarti.
Diventa, senza formalismi, un rapporto stretto di amicizia, di fiducia, di condivisione di qualche ora con altre donne di ogni età, di confronto su come ciascuna di noi intende pensare a sé. Certo in una condizione di emergenza e di angoscia come quella che viviamo col Coronavirus, rientra tra le attività considerate voluttuarie, forse non indispensabili. Già, ma chi lo dice? Fa tanto bene recarsi dal parrucchiere, dall’estetista, dalla massaggiatrice, da chi ti aiuta a rigenerarti e a rilassarti. Ne siamo convinte molte di noi e non intendiamo rinunciarci. Privarsene però forzatamente, insieme alle tante altre forme di abitudini culturali e di intrattenimento, come il teatro, il cinema, l’andare ai concerti, alle presentazioni di libri, in questo momento di paura e ansia collettiva alimentata dal pericolo di contagio e dall’obbligo, giustissimo, di non uscire di casa, è difficile da sopportare. Ma come: di fronte ad una situazione così drammatica che sta attanagliando la nostra bella Italia - che molti stavano cercando di oscurare, per la verità non hanno smesso neanche adesso, con quel clima di propaganda subdola inneggiante all’odio - ci si sofferma sulla cura dei capelli, del corpo e di amenità e altre frugalità simili?
Diciamo che verosimilmente è un modo per esorcizzare la paura, per tentare un minimo di distrazione, per ricordarci di avere fiducia, che stare a casa servirà e che possiamo, nostro malgrado, rinunciare per un periodo alle “cure” benefiche della nostra persona. Nutriamo comunque il nostro corpo e la mente, con il tempo che abbiamo a disposizione, riprendiamo in mano la nostra vita affinchè non sfugga ancora.
Ricordiamoci che per molti di noi quella che viviamo è una quarantena sicura rispetto a quella di medici, infermieri, operatori sanitari, poliziotti, carabinieri, guardia di finanza protezione civile, impiegati dei supermercati e di tanti altre attività quelle sì, essenziali. E deve essere attenta e salutare in modo da non alimentare la diffusione di questo misterioso virus che ha sconvolto il ritmo della nostra esistenza. Ce lo ricorderemo come una delle fasi più tragiche della nostra società, dal terrorismo ai tanti terremoti, alle morti di innocenti per mafia, che hanno segnato il nostro cammino di uomini e donne liberi. Questa pandemia, diversa da tutto perché tocca la nostra salute, ci marchierà come un tatuaggio indelebile. Ci ricorda che l’esercizio della libertà e di una salute sicura sono beni primari irrinunciabili. Avrò fatto forse un volo troppo pindarico partendo dall’assenza del mio parrucchiere?