Anche un potere che sembrava intangibile e semiassoluto, come quello di Viktor Orban in Ungheria, sta mostrando crepe evidenti. Il suo governo dura da 14 anni ma ora è in una crisi senza precedenti. A provocarla le dimissioni di due figure chiave, due donne come Katalin Novak e Judit Varga che hanno lasciato rispettivamente l'incarico di presidente del paese e ministro della Giustizia.

Ambedue si sono assunte la responsabilità della decisione di concedere la grazia a Endre K, ex vicediret-tore di un orfanotro-fio statale. L'uomo era stato incarcerato per aver persuaso alcuni bambini a ritirare la loro testimonianza contro il direttore per abusi sessuali. Endre K è stata una delle 25 persone graziate dal presidente durante una visita di Papa Francesco l'anno scorso. Ma il suo nome è diventato pubblico solo il 2 febbraio. Per un governo che ha fatto della protezione dei bambini e dei valori tradizionali della famiglia la pietra angolare delle sue politiche si è trattata di una contraddizione deflagrante. Le dimissioni infatti si sono tramutate in un vero e proprio atto di accusa a Orban e su come gestisce il suo potere.

La presidente Novak ha incarnato l'immagine di madre impegnata a incoraggiare le coppie ad avere più figli. Ha anche promosso uno stile più inclusivo e meno aggressivo rispetto al primo ministro. Judit Varga invece era la dura che avrebbe dovuto guidare il partito di governo Fidesz nelle elezioni europee di giugno. Ora si è ritirata addirittura dalla vita pubblica.

La crisi ha coinvolto in un effetto domino anche altri due importanti esponenti: il capo della comunicazione e responsabile dei servizi segreti, Antal Rogan, e poi Zoltan Balog, un vescovo protestante consigliere personale del primo ministro. Il secondo è accusato di aver esercitato pressioni dietro le quinte per ottenere la clemenza presidenziale nel caso Endre K.

Pochi minuti dopo le dimissioni di Judit Varga, il suo ex marito, il potente uomo di Fidesz Peter Magyar, ha lanciato una bordata pesantissima nei confronti di Orban e del suo cerchio magico: «Non voglio far parte di un sistema per un minuto di più in cui i veri colpevoli si nascondono dietro le gonne delle donne». Dichiarazioni che segnalano bene il carattere maschilista di un governo fortemente dominato dagli uomini.

Ma la bomba lanciata da Magyar è esplosa con ancora più forza quando è apparso evidente lo scontro al vertice politico: «Nel corso degli ultimi anni e soprattutto oggi, mi sono reso conto che tutto è solo una patina edulcorata che serve a due scopi: nascondere il funzionamento del governo e acquisire enormi ricchezze».

Domenica sera ha rilasciato un'intervista al canale Partizan su YouTube, che è stato visto 1,4 milioni di volte. E ogni giorno, pubblica nuove critiche a figure governative su Facebook. Ha preso di mira Rogan, chiedendogli perché rimanesse in silenzio, poi si è scagliato contro Istvan Tiborcz, genero del primo ministro: «Caro Istvan, sei una persona davvero talentuosa, all'età di 37 anni, hai cento miliardi di fiorini... Qual è il totale dei prestiti o delle sovvenzioni governative che hai ricevuto per costruire il tuo portafoglio? Di recente hai visitato i villaggi di Borsod dove i bambini a volte giocano in cortile senza vestiti caldi in inverno?». Intanto i partiti di opposizione hanno presentato richieste per indagare su come è stata concessa la clemenza a Endre K, su come viene gestito lo Stato e per chiedere l'elezione diretta del prossimo presidente. La risposta dei media filogovernativi è stata rabbiosa e minacciosa. Come il quotidiano , Magyar Nemzet: «Dobbiamo dimostrare la nostra forza, perché il branco di iene, questi bastardi completamente amorali e bugiardi... ora sentono l'odore del sangue». Ora sono due gli appuntamenti cruciali che misureranno la consistenza e la solidità del sistema di potere di Orban. Sabato prossimo il primo ministro dovrebbe pronunciare il suo discorso annuale sullo stato della nazione e il 15 marzo quando è prevista una manifestazione dei sostenitori di Fidesz.