Domenico Vecchioni è stato ambasciatore d'Italia a Cuba dal 2005 al 2009 e, prima ancora, console generale a Nizza. Il diplomatico di origini abruzzesi conosce bene il mondo dell'intelligence, indispensabile per impedire attacchi terroristici, e a questo tema ha dedicato diversi libri. L'ultimo è intitolato Garbo. La spia che rese possibile lo sbarco in Normandia (Ed. Greco&Greco) . Secondo Vecchioni, i recenti attentati in Francia e Germania sono opera di cellule dormienti e lupi solitari. Attentati ai quali, purtroppo, dobbiamo abituarci se non si inverte la rotta.Ambasciatore, la Francia è sotto attacco. Quando terminerà l'accanimento contro questo Paese?Difficile dirlo. Anzi è impossibile, se riflettiamo sulle variegate strategie adottate dal terrorismo islamico. Non solo, cioè, attacchi compiuti da combattenti addestrati e provenienti direttamente dall'Isis, ma anche attivazione di cellule dormienti composte di islamici nati e residenti in Europa oppure recupero politico di attentati realizzati dai famosi "lupi solitari", persone con problemi psichici o di inserimento sociale e facili da indottrinare e radicalizzare. Ora in Francia è presente una della comunità islamiche più numerose d'Europa. Va dal cinque al dieci per cento della popolazione. Come escludere che tra questi quasi cinque milioni di islamici non si annidino cellule mimetizzate o lupi solitari apparentemente normali cittadini francesi, pronti ad entrare in azione in qualunque momento? Persone che trovano nell'estremismo islamico una valida ragione per riscattare il loro fallimento personale, professionale e sociale, la loro incapacità di integrarsi, la loro impossibilità di adattarsi alle regole occidentali.Diverse mosse della Francia in politica estera sono risultate sbagliate. Sta pagando adesso le conseguenze?Credo che noi tutti stiamo pagando le conseguenze della totale assenza dell'Unione Europea sulla scena internazionale e della mancanza di quella che una volta si chiamava "solidarietà tra paesi amici e alleati". Se esistesse realmente una politica estera comune, se si potesse contare su una politica di difesa comune, se emergesse un approccio comune per far fronte all'immane fenomeno delle migrazioni, l'Europa come tale potrebbe far sentire la sua voce, evitando la dispersione dell'ognuno per sé e l'Europa per nessuno! Il fatto è che una politica estera comune non può esistere perché il processo dell'integrazione europea è sostanzialmente fallito. La Francia può anche aver adottato delle decisioni a posteriori considerate sbagliate, ma lo ha fatto appunto nel vuoto lasciato dall'Unione Europea, dalle micidiali incertezze della politica estera americana e dall'egoismo dei cosiddetti alleati. Ricordo solo per inciso il favore di cui godette Parigi quando nel 2013 promosse l'intervento militare internazionale nel Malì per impedire la completa islamizzazione del paese. Tutti felici che fosse stata Parigi a stimolare la spedizione, salvo poi additare la politica estera francese come possibile responsabile della reazione terrorista.Nella sua vasta bibliografica c'è anche un recente libro dedicato alla spia che consentì agli Alleati lo sbarco in Normandia. Chi era questo enigmatico personaggio?Nel mio libro Garbo, la spia che rese possibile lo sbarco in Normandia ho raccontato la storia di una delle spie più singolari e efficaci della Seconda guerra mondiale. Un magnifico "doppiogiochista". Fa credere ai nazisti di lavorare per Berlino, in realtà è un agente dell'MI5, il controspionaggio britannico. Con il suo talento di attore lo spagnolo Juan Pujol Garcia, detto appunto Garbo in onore della grande Greta, riesce a convincere lo stato maggiore tedesco e lo stesso Hitler che il grande sbarco alleato per aprire il "secondo fronte" nel 1944, decisivo per le sorti della guerra stessa, sarebbe avvenuto nei pressi di Calais e non in Normandia. Sarà un fattore decisivo, perché consentirà agli anglo-americani di sfruttare a pieno l'elemento sorpresa e limitare le perdite dello sbarco».L'intelligence ha avuto sempre un ruolo determinante per evitare disastri. Ci "salverà" da questa ondata feroce di attacchi terroristici?L'intelligence ci ha già evitato danni e devastazioni, sventando attentati e azioni suicide. Circostanze di cui tradizionalmente e comprensibilmente si parla poco. Ma con tutta evidenza l'intelligence non è che uno strumento nelle mani dei responsabili politici. Di conseguenza sarà più o meno efficiente in base all'attenzione, all'appoggio, ai finanziamenti che riceve dalla dirigenza politica. Dirigenza che dovrebbe anche essere in grado di guidare l'intelligence, non esserne guidata. Garbo riuscì nel suo intento perché la sua iniziativa si inseriva in un quadro politico-strategico-militare perfettamente concepito e avviato da Roosevelt, Churchill e Stalin fin dalla conferenza di Teheran del 1943. Se si verifica insomma questo tipo di interazione, l'intelligence funziona. Altrimenti fallisce, come ci insegna la triste esperienza del Belgio.L'Italia è nel mirino?Come escluderlo? Lo dice e lo ripete del resto lo stesso Isis. Mettere a segno un sanguinoso attentato nel centro di Roma, nel cuore del cattolicesimo, costituirebbe senza dubbio uno straordinario incoraggiamento per l'estremismo islamico che proclama spesso su internet: «Stiamo arrivando! ». In Italia tuttavia abbiamo qualche elemento in più di conforto rispetto ad altri paesi europei nella prevenzione del terrorismo. Un'Intelligence che ha acquisito una preziosa esperienza di contrasto al terrorismo durante gli anni di piombo.