Papa Francesco al termine dell’Angelus di oggi in piazza San Pietro ha chiesto di «porre fine all’escalation» e di pregare per la pace in «Ucraina, Palestina, Israele e Libano» e mettere «al primo posto la vita umana». «Le prime vittime lì sono della popolazione civile, lo vediamo tutti i giorni. Troppe vittime innocenti vediamo ogni giorno, immagini di bambini massacrati, troppi bambini. Preghiamo per la pace».

Il Papa ha chiesto rispetto anche in guerra «del diritto internazionale e umanitario» verso i «popoli, l’integrità dei luoghi civili e di culto. È triste vedere come nella guerra si distruggano scuole e ospedali». Bergoglio ha ricordato «l’importante» Conferenza di Croce rossa e Mezza Luna rossa al via domani a Ginevra in Svizzera e il ruolo di «coloro che sono impegnati a livello locale per il dialogo e la pace» proprio nel 50esimo anniversario che si è celebato il 22 ottobre della creazione della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo da parte di Papa Paolo VI.

Per papa Bergoglio «L’elemosina non è beneficenza, quello che riceve più grazia dall’elemosina è quello che la dà. Il grido non è solo una richiesta di aiuto. È un’affermazione di se stesso». Francesco ha usato la parabola di Bartimeo, il mendicante cieco guarito da Gesù nel Vangelo che «non vede» ma «sente e si fa sentire», durante l’angelus domenicale. «Il cieco sta dicendo: “Io esisto, guardatem”i». «Pensate a quando incontriamo per strada un mendicante, quante volte guardiamo da un’altra parte, lo ignoriamo come se lui non esistesse» perché «è un povero mendicante». «Ognuno di noi - dice Bergoglio - è Bartimeo cieco dentro. Non restare seduti nelle nostre cecità». 

Durante la messa a conclusione della seconda sessione dell’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, ha ammonito: «Una chiesa seduta, che quasi senza accorgersi si ritira dalla vita e confina se stessa ai margini della realtà, è una Chiesa che rischia di restare nella cecità e di accomodarsi nel proprio malessere» e di essere impreparata «ad affrontare le sfide della realtà, inadeguati nel saper rispondere alle tante questioni che gridano verso di noi». Davanti «alle tante ferite che affliggono l’umanità, non possiamo restare seduti», ha concluso Bergoglio.