La morte di Benedetto XVI «è stata strumentalizzata da gente di partito, non di Chiesa», gente «senza etica». È un attacco duro, che non lascia sconti, quello di papa Francesco dopo le polemiche delle scorse settimane seguite alla morte del papa emerito. 

«Vorrei dire che ho potuto parlare di tutto con papa Benedetto, anche per cambiare opinione – ha detto il pontefice sul volo di ritorno dal Sud Sudan – Lui sempre era al mio fianco, appoggiandomi, e se aveva qualche difficoltà, me la diceva e parlavamo, non c’erano problemi»

Secondo papa Francesco «la morte di Benedetto è stata strumentalizzata da gente che vuole portare acqua al proprio mulino, da gente non etica, gente di partito non di Chiesa: ho voluto dire chiaramente chi era papa Benedetto, non era un amareggiato».

A parlare di un Ratzinger amareggiato dopo il giro di vite del Papa sulla messa in latino era stato mons.Georg Ganswein, già segretario particolare del Papa emerito.

Papa Francesco ha parlato anche della criminalizzazione dell’omosessualità, un problema definito «da non lasciare passare». 

Il calcolo è che, più o meno, 50 Paesi, in un modo o in un altro, portano a questa criminalizzazione - mi dicono di più, ma diciamo almeno 50 - e anche alcuni di questi - credo siano dieci, hanno la pena di morte – ha detto – questo non è giusto, le persone di tendenze omosessuali sono figli di Dio, Dio vuole loro bene, Dio li accompagna: criminalizzare le persone di tendenza omosessuale è un’ingiustizia».

Infine, la guerra e i suoi prossimi viaggi. «Fermiamoci in tempo, il mondo è in autodistruzione», ha detto il pontefice dicendosi «aperto a incontrare entrambi i presidenti, quello dell'Ucraina e quello della Russia».

A Bergoglio è stato poi chiesto se fosse pronto ad inginocchiarsi anche davanti al leader del Cremlino come fece quattro anni fa coi leader del Sud Sudan nell’incontro in Vaticano per chiedere la pace: «Il gesto dell'incontro 2019 non so come è successo, non è stato pensato e le cose che non sono state pensate tu non puoi ripeterle, è lo Spirito che ti porta lì, non si può spiegare, punto». E ha parlato poi delle “altre guerre”.  «Da dodici-tredici anni la Siria è in guerra, da più di dieci anni lo Yemen è in guerra; pensa al Myamar, alla povera gente Rohingya che gira il mondo perché sono stati cacciati via dalla propria patria, dappertutto, nell'America Latina, quanti focolai di guerra ci sono – ha sottolineato – Sì, ci sono guerre più importanti per il rumore che fanno, ma, non so, tutto il mondo è in guerra, e in autodistruzione: dobbiamo pensare seriamente: è in autodistruzione, fermiamoci in tempo, perché una bomba ti richiama una più grande e una più grande e nell’escalation tu non sai dove finirai». 

Papa Francesco ha poi detto che il prossimo anno andrà in India e forse in Mongolia.