Manager, imprenditori, personaggi dello spettacolo ma anche faccendieri finiti in inchieste antimafia. Sono questi i profili di 100 degli ottocento italiani finiti nella maxi inchiesta giornalistica “Panama Papers”, svelati dal settimanale L’Espresso, partner italiano della rete di testate giornalistiche che ha passato al setaccio i documenti trafugati allo studio legale panamense Massack Fonseca. In quella lista ci sono lo stilista Valentino, l’attore Carlo Verdone, la presentatrice Barbara D’Urso ma anche istituti di credito ed ereditieri. E c’è poi il nome di Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Alitalia, che intervenendo al Consiglio di amministrazione di Unicredit ha ribadito la propria estraneità ai fatti. «Non possiedo alcuna società off shore né alcun conto estero e, soprattutto, - ha sottolineato - non ho commesso alcun illecito». Nove anni fa, ha spiegato infatti, «mi furono proposti dai miei consulenti finanziari investimenti che non furono poi mai realizzati». Il suo nome, però, compare in tre documenti inseriti nel grande archivio dei Panama Papers. Stessa musica per Verdone, i cui legali hanno puntualizzato che l’attore «non è titolare di nessuLaE annuncia battaglia legale anche la D’Urso, intanto, tirata in ballo per una società «aperta ai fini di un’operazione immobiliare che la signora d’Urso intendeva compiere all’estero», ha intanto annunciato battaglia legale. Quell’operazione, infatti, non si sarebbe concretizzata, tanto che la società «era conseguentemente sempre rimasta inattiva e ufficialmente chiusa nel 2012».L’elenco adesso è in mano anche all’agenzia delle entrate, che tramite il proprio direttore, Rossella Orlandi, ha annunciato una maxi-inchiesta sugli italiani coinvolti. L’elenco ha fatto saltare agli occhi un particolare contenuto nella legge di stabilità 2016: la black list dei paradisi fiscali, infatti, non esiste più. «Le regole contro l’elusione delle tasse attraverso società estere restano valide ma non c’è più l’automatismo – spiega la Orlandi a L’Espresso -. La vera novità è che il mancato scambio di informazioni non assume più alcuna rilevanza». Il viceministro dell’Economia Enrico Zanetti, però, ha promesso un impegno del governo per colpire eventuali evasori. «Chi fosse stato a Panama per nascondere patrimoni e non abbia mai fatto il monitoraggio fiscale né la voluntary disclosure, - ha sottolineato - sarà sottoposto ad accertamenti. Le sanzioni sono molto pesanti. Ed è bene che sia così». Tra i nomi rintracciati numerosi imprenditori, tra i quali Adriano Chimento, gioielliere di Vicenza; armatori, come Giovanni Fagioli di Reggio Emilia; commercialisti, come Gianluca Apolloni di Roma e Alessandra Faraone di Milano, manager, avvocati, immobiliaristi e editori. Ma nelle carte c’è anche un’opera d’arte rubata dai nazisti: “L’uomo seduto con bastone”, di Amedeo Modigliani. Un quadro che era al centro di una disputa tra la Helly Nahmad Gallery di New York e gli eredi del mercante d’arte ebreo Oscar Stettinger, a cui il dipinto era stato sottratto nella seconda guerra mondiale. La famiglia Nahmad, infatti, aveva sempre negato che il quadro fosse di sua proprietà, attribuendola invece alla società offshore International Art Center, registrata a Panama. Ma quella società, come emerso dalle carte trafugate allo studio legale, era stata creata nel 1995 proprio dai Nahmad.