La Flotilla è stata intercettata. Alle 19:25 è arrivato l’alt da parte della marina israeliana, ignorato dalla flotta. Dopo una ventina di minuti le navi sono state raggiunte ed è iniziato l’abbordaggio quando si trovavano a circa 75 miglia nautiche dalle coste palestinesi, in acque internazionali.

La diretta streaming dalle navi della flotta (Estrella e Huga battenti bandiera spagnola, Morgana, Wahoo, Paola 1 e Fair Lady, di bandiera italiana) si è interrotta. Una ad una le barche hanno smesso di trasmettere le immagini in bianco e nero. Poco prima dell’ingaggio numerose imbarcazioni hanno subito un black out della strumentazione e l’interruzione nelle comunicazioni. Le ultime immagini trasmesse dalla nave Alma mostravano gli attivisti seduti in cerchio a gambe incrociate sul ponte di poppa della nave. Dopo circa venti minuti l’Alma ha ripreso a trasmettere, mostrando il ponte vuoto senza più i membri dell’equipaggio che vi si erano rifugiati, già prelevati dalle forze israeliane.

«Stiamo affrontando quello che sembra un blocco militare con decine di barche presumibilmente israeliane a 4 miglia esattamente davanti a noi. Non si sono ancora identificate», hanno riferito gli attivisti intorno alle 19 di ieri sera. Mezz’ora dopo altri «venti battelli» sono stati segnalati in avvicinamento alla flotta mentre «cinque gommoni invece sono davanti alla Sirius». Prima dell’abbordaggio è stato segnalato anche il trasvolo di alcuni jet da combattimento. 

Nel corso della giornata il deputato del Pd, Arturo Scotto, dalla nave Karma, nave dell’Arci, ha raccontato al Dubbio che a bordo c’era un clima «misto di orgoglio e di rabbia. Siamo arrivati a 90 miglia dalla costa di Gaza dopo un cammino travagliato, compresi i due attacchi subiti dalla flottiglia in Tunisia e in mare aperto. Purtroppo la rabbia cresce perché non finiremo la missione. Non la porteremo a termine perché verremo intercettati tra qualche ora e questo determinerà il fatto che saremmo arrestati illegalmente, fuori dal diritto internazionale, in acque internazionali. Siamo convinti di agire nel giusto e di aver lavorato per un obiettivo che era alleviare un po’ la sofferenza di un popolo senza patria e senza potere, che soffre da due anni sotto le bombe e per la carestia».

Rispetto all’abbordaggio ha chiarito che «nel momento in cui dovessimo essere abbordati non opporremo alcuna resistenza. Il principio cardine della Flotilla è la resistenza passiva, la non violenza, quindi quando procederanno ad arrestarci in modo illegale secondo il diritto internazionale, non opporremo alcuna resistenza».

Il governo israeliano ha assicurato che, se non sarà opposta alcuna resistenza, non ci saranno arresti e gli attivisti italiani verranno rimpatriati senza prima essere detenuti in una prigione israeliana. Al momento dell’abbordaggio la marina israeliana ha comunicato che inviterà gli attivisti a fermarsi e se questi continueranno la navigazione entrerà in azione. Resta da capire se il solo atto di continuare verrà inteso dagli israeliani come un atto di resistenza.

Gli attivisti sono stati trasbordati sulle navi militari israeliane, probabilmente dirette verso il porto di Ashdod. «Gli italiani andranno in Israele e poi saranno espulsi» ha dichiarato al Tg1 il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, rassicurando così sulla sorte dei membri della missione umanitaria.

«Mi auguro che tutto avvenga con calma e razionalità», ha detto il ministro della Difesa Crosetto sempre al Tg1 a seguito dell’abbordaggio. «Le barche sono circondate e dovrebbero essere portate nel porto di Ashdod, dove poi ci attiveremo per verificare come far rientrare i nostri connazionali. L’importante è che tutto avvenga senza violenza, senza alcun rischio. Sono preparati sia le persone a bordo che le autorità israeliane».

Come le fregate italiane, Fasan e Alpino, anche la spagnola Furor non ha fatto ingresso nella “zona di esclusione” stabilita da Israele a 120 miglia nautiche dalla costa della Striscia. La mossa di Madrid ha scatenato le polemiche della Flotilla che l’ha accusata di aver «rinunciato a offrire loro la protezione necessaria». «Con azioni e omissioni, il governo spagnolo si rende complice di qualsiasi cosa possa accadere», hanno dichiarato gli attivisti in una nota.

Mentre le navi erano ancora in navigazione verso le coste della Palestina, la portavoce italiana della Flotilla, Maria Elena Delia, nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei Deputati ha dichiarato che c’è una «situazione di negazione e mancanza di rispetto nei confronti del diritto internazionale che va avanti ormai da decine di anni ma in particolare negli ultimi due anni è stato eclatante». Delia ha poi aggiunto: «Sento dire che è il momento della responsabilità, vi potreste fare male, ma non ho mai sentito chiedere perché questi attivisti si dovrebbero fare male in acque internazionali? - continua Delia - La risposta la sappiamo, ce l’ha data anche il nostro governo, quando c’è Israele di mezzo le regole non valgono più».

Le sigle sindacali Cgil, Usb e Cobas hanno proclamato uno sciopero generale «che riguardi tutte le lavoratrici, tutti i lavoratori, di tutti i settori pubblici e privati» per il prossimo 3 ottobre in solidarietà con la Flotilla. «Abbiamo ritenuto di confermare che, di fronte all’eventuale blocco della Flotilla», ha dichiarato il segretario della Cgil Landini.