Donald Trump ormai è abituato ad essere al centro di battaglie legali, ma il processo civile iniziato oggi a New York è differente dagli altri, perché mette a rischio il suo stesso impero economico ed immobiliare. La causa per frode, per la quale la procuratrice generale di New York, Letitia James, chiede un risarcimento di 250 milioni di dollari, va a colpire due delle cose più importanti per il tycoon, i suoi figli - che sono co-imputati - e il suo “brand”, quindi la sua stessa immagine di imprenditore di successo sulla quale ha giocato anche per la sua carriera politica.

«Non importa quanto sei potente, non importa quanti soldi pensi di potere avere, nessuno è al di sopra della legge», ha detto la procuratrice generale arrivando al tribunale di Manhattan. «Oggi proveremo il nostro caso in aula, sarà fatta giustizia». L'accusa di James a Trump è di aver manipolato, gonfiato per anni il valore delle sue proprietà, per ottenere vantaggi con i prestiti con le banche, le assicurazioni e le tasse, con dichiarazioni che il giudice Arthur Engoron ha già riconosciuto come fraudolente.

Ma il pericolo maggiore per Trump e per il suo impero viene dalla richiesta, ribadita oggi in aula dai procuratori, di vietare al tycoon ed ai suoi figli di continuare a condurre affari nello stato di New York. «Anno dopo anno, prestito dopo prestito, gli imputati hanno manipolato il valore dei beni di Mr Trump per mantenere interessi favorevoli - ha detto in aula il procuratore Kevin Wallace - se una cosa è esagerare per entrare nella classifica di Forbes, non si può farlo mentre fai affari nello stato di New York». 

Una richiesta del genere, che il giudice ha già parzialmente accolto, colpirebbe al cuore la struttura stessa della Trump Organization, che ha il suo quartiere generale e le principali proprietà a New York, sarebbe un terremoto “personale” per Trump e famiglia: «Lui può anche vivere ora in Florida e trascorrere gran parte del suo tempo in New Jersey, ma rimane un newyorkese, per lui sarebbe un'enorme sconfitta», spiega a Nbcnews Jack O'Donnell, ex manager dei casinò di Trump.

Anche la linea di difesa che è emersa oggi dalle dichiarazioni iniziali dei legali di Trump confermano come in questo processo si intenda difendere il brand di successo del tycoon: «Il presidente Trump ha fatto miliardi di dollari costruendo uno degli imperi immobiliari di maggior successo nel mondo - ha detto l'avvocato Chris Kise - ha costruito una fortuna avendo letteralmente ragione sugli investimenti immobiliari». E lo stesso Trump, nelle dichiarazioni alla stampa prima di entrare in aula durante le quali ha denunciato che «non c'è stato crimine, il crimine è contro di me perché abbiamo una procuratrice corrotta», ha detto che le sue «dichiarazioni finanziare sono fenomenali». «Le banche si sono sorprese di essere state coinvolte», ha aggiunto riferendosi al fatto che la difesa chiamerà a testimoniare alcuni istituti di credito che gli hanno concesso prestiti. «Sono state ripagate in tempo, nessun default, siamo stati clienti perfetti, le banche hanno avuto indietro i loro soldi», ha aggiunto.

Seduto ancora una volta al tavolo degli imputati, Trump è stato fotografato nell'aula di New York mentre siede tra i suoi avvocati. Ma il giudice ha vietato le telecamere in aula per riprendere le dichiarazioni iniziali delle parti. Lo show è partito poco prima, nei corridoi del tribunale. «Questo è un tentativo di danneggiarmi alle elezioni: il motivo per cui sono incriminato è perché mi sono candidato», ha detto Donald Trump ai giornalisti prima di entrare in aula. «Questa è interferenza elettorale bella e buona - ha aggiunto - stanno cercando di danneggiarmi, per non farmi andare così bene come sto andando nelle elezioni». «È una truffa, una vergogna», ha detto ancora Trump, che ha definito la procuratrice afroamericana come una «razzista che è un film dell'orrore», per poi rivolgersi ai suoi sostenitori in un video messaggio pubblicato prima dell’udienza in cui assicura «che nel 2024 torneremo alla Casa Bianca, faremo l'America di nuovo grande, non ho dubbi». L'ex presidente ha poi accusato i «Rino (i repubblicani solo nel nome), i comunisti, i marxisti ed i fascisti» di attacchi contro di lui, mentre lui si batteva contro le elezioni «truccate» del 2020.