La prima giornata di colloqui per la soluzione del conflitto in Ucraina è partita in salita. Inizialmente programmati per la mattinata di ieri sono slittati prima al pomeriggio e poi alla sera, con un prologo ad alta tensione (e al limite degli insulti) tra il presidente ucraino e alcuni esponenti dell'amministrazione russa.

Una volta assodata l’assenza di Putin, anche Zelensky ha disertato le consultazioni sul Bosforo, lasciando la guida della delegazione ucraina al ministro della Difesa, Rustem Umerov. «Non succederà nulla finché io e Putin non ci incontreremo» ha dichiarato Trump dall’Air Force One, che ha poi specificato di «non essere deluso dalla delegazione russa». Il presidente Usa si è però mostrato ancora una volta possibilista «Sapete, se succedesse qualcosa, andrei venerdì». Decisamente contrariato, invece, Zelensky che, riferendosi alla delegazione diplomatica inviata dal Cremlino, ha parlato di «messinscena teatrale». Il presidente ucraino ha aggiunto d’essere «in contatto con la parte americana: «Credo che anche loro saranno presenti in Turchia ad alto livello», mentre «per quanto riguarda i russi, vedremo. Nulla è stato confermato ufficialmente, ma da quello che abbiamo osservato sembra più una messinscena teatrale che una cosa seria» ha detto Zelensky. Pronta è arrivata la replica di Mosca. «Chi usa la parola "finzione”? Un pagliaccio? Un perdente? Una persona senza alcuna istruzione che si trova di fronte a persone che non hanno solo un'istruzione di base, ma titoli accademici, meriti per la patria, che hanno dimostrato il loro livello di professionalità attraverso il loro lavoro» ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, alle cui parole ha fatto eco lo stesso ministro degli Esteri, Sergei Lavrov.

«Pretendeva che Putin andasse di persona» ha aggiunto, per poi irridere il presidente ucraino definendolo «una persona patetica». In serata è arrivata la replica del portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Heorhii Tykhyi: «È bene notare che la delegazione russa in Turchia non è guidata dal ministero degli Esteri russo, il cui compito è solo di abbaiare da Mosca». Data l’assenza di Putin a Istanbul, ieri Zelensky, dopo aver avuto un lungo incontro bilaterela ad Ankara con il presidente turco Erdogan, ha deciso di lasciare la guida della delegazione ucraina al ministro degli Esteri, Rustem Umerov.

Il presidente turco nella conferenza stampa, a seguito dell’incontro con il suo omologo ucraino, ha riconosciuto la Crimea come parte integrante del territorio ucraino. «Abbiamo parlato innanzitutto di come raggiungere una pace giusta, che passi per l'integrità del territorio ucraino», ha dichiarato Erdogan. «La Russia», ha aggiunto, «ha annesso la Crimea nel 2014 e ha preso il controllo di circa un quinto del territorio. Con l'invasione del 2022 gran parte delle regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson sono state annesse dalla Russia».

Dietro il riconoscimento da parte del presidente turco potrebbe esserci la presenza nella penisola dei circa 300mila tatari (popolazione di etnia turca) oggetto di deportazioni e purghe ai tempi di Stalin. Inoltre una mossa dall’alta risonanza mediatica, come quella di riconoscere la Crimea parte integrante dell’Ucraina, potrebbe aiutare Erdogan, alle prese con problemi sul fronte interno. Come detto, la delegazione diplomatica russa è arrivata ieri a Istanbul.

«Siamo qui su ordine del presidente della Federazione russa, per svolgere un lavoro serio e professionale» ha dichiarato Vladimir Medinski, assistente di Putin a capo della delegazione, «lo scopo dei colloqui diretti proposti da Putin è quello di stabilire una pace duratura e a lungo termine, eliminando le cause profonde del conflitto», ha aggiunto Medinski, che però ha lasciato aperti spazio per la negoziazione. «Siamo pronti alle discussioni, alla ripresa dei negoziati di Istanbul. Siamo preparati a possibili compromessi e alla loro discussione». Secondo fonti del Cremlino, citate dal Moscow Times, giornale russo in lingua inglese che ha trasferito la redazione all’estero dopo il 2022 ed è stato etichettato come “agente straniero” dal Cremlino, Putin non si sarebbe recato a Istanbul in quanto non considererebbe Zelensky un suo pari. Il presidente della Federazione Russa non riconoscerebbe alcuna legittimità a Zelensky e lo reputerebbe un semplice proxy di Washington.

«Nelle ultime settimane”, ha dichiarato la fonte del Moscow Times, “ci sono state intense comunicazioni con Washington e negli ultimi giorni hanno raggiunto un picco, i miei colleghi stanno cercando di trovare un compromesso che non offenda Trump. Se Trump avesse invitato personalmente Putin allora questo avrebbe cambiato ogni cosa, ma Zelensky non è un pari di Putin e lui non vuole parlargli in un faccia a faccia». Resta sul campo l'ipotesi remota che, con Zelensky fuori dai giochi, Trump e Putin decidano di fare una sorpresa al mondo oggi, trovandosi faccia a faccia per un summit sul Bosforo, possibilità che sembra remota ma non del tutto sfumata.