Un’altra strage di migranti a due passi dalla Calabria, un’altra tragedia dopo la vergogna di Cutro. Sono almeno 66 le persone disperse, tra le quali almeno 26 bambini, con intere famiglie provenienti dall’Afghanistan inghiottite dal mare, a 120 miglia dalla costa italiana. I migranti erano partiti dalla Turchia otto giorni fa e da tre o quattro giorni imbarcavano acqua. Secondo le testimonianze raccolte dai mediatori culturali che hanno raggiunto i superstiti nel porto di Roccella Jonica - dove sono arrivate 11 persone e il cadavere di una donna - i migranti «viaggiavano senza salvagente e alcune imbarcazioni non si sono fermate per aiutarli».

La scena, secondo quanto riferito da Shakilla Mohammadi, mediatrice interculturale di Medici Senza Frontiere, «era straziante. Davanti a noi persone traumatizzate, il dolore si toccava con mano - ha raccontato all’Agi -. Vedere annegare un parente o un amico è sempre orribile. Ho parlato con un ragazzo che ha perso la sua fidanzata».

Secondo le prime ricostruzioni, a causare il naufragio potrebbe essere stato un incendio scoppiato a bordo della barca a vela, che si sarebbe piegata su un fianco per poi colare a picco. Un’ipotesi che risulta riscontrata dai segni sul corpo dei migranti, ricoperti da ferite da trauma esplosivo, come spiega Vincenzo Imperitura su LaC news - fratture a braccia e gambe, possibili traumi interni. A lanciare l’allarme una barca francese, che ha recuperato 12 persone successivamente trasbordate sulla motovedetta della Capitaneria di porto calabrese. Uno dei, una donna, è però deceduta durante il viaggio verso Roccella Jonica.

Proseguono, intanto, le ricerche di eventuali superstiti del naufragio. Per le attività di ricerca sono attualmente presenti in area due motovedette della Guardia costiera, partite da Reggio Calabria e Roccella Jonica, e un aereo Atr42 decollato dalla base aeromobili della Guardia costiera di Catania. Nelle prossime ore giungerà in zona anche nave Dattilo della Guardia costiera. A bordo dei mezzi navali anche team sanitari del Cisom (Corpo italiano di soccorso dell'Ordine di Malta).

Ma non si tratta dell’unica tragedia: dieci persone hanno perso la vita per soffocamento sul ponte inferiore dell’imbarcazione su cui viaggiavano, sulla rotta del Mediterraneo orientale. Sono 51 sopravvissuti, portati in salvo a Lampedusa dalla nave Nadir dell’Ong Resqship, che ha soccorso la barca di legno partita dalla Libia. «I minori migranti, soli o con le famiglie che tentano di raggiungere un luogo sicuro in Europa, affrontano pericoli di ogni sorta e sono esposti a rischi altissimi di violenza, tratta, sfruttamento fino a quello estremo di perdita della vita, come troppo spesso ci riportano le cronache.

Save the Children rinnova l’invito alle istituzioni italiane ed europee a un'assunzione di responsabilità affinché mettano al primo posto la vita delle persone in ogni decisione sulle politiche migratorie», ha dichiarato Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children. «Il recente G7 - ha aggiunto - ha voluto assumere un impegno di contrasto ai trafficanti di esseri umani, ma a livello europeo tale impegno non può prescindere dall’attivazione di un sistema di ricerca e soccorso in mare. Tale impegno va accompagnato anche dall’apertura di vie regolari di accesso, tra cui corridoi umanitari e di evacuazione per le persone in fuga, ricongiungimenti familiari più rapidi e visti per studio. Sono oltre 920 i morti e i dispersi in tutto il Mediterraneo solo nel 2024, pari a più di 5 persone al giorno, oltre 29.800 dal 2014, in quella che si conferma essere ancora una volta la rotta più letale al mondo». Un lungo elenco di morte che sembra non conoscere fine.

«La notizia dei migranti dispersi a causa del ribaltamento della barca sulla quale viaggiavano a circa cento miglia a largo della costa calabrese è un pugno nello stomaco - ha commentato Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria -. Quelle che stiamo vivendo sono ore di grande angoscia per tutta la Regione, ore che ci riportano alla mente il dramma immane che abbiamo vissuto a Cutro poco più di un anno fa. Ringrazio i soccorritori che hanno prontamente prestato supporto ai superstiti giunti a Roccella Jonica, e prego per la donna tragicamente deceduta nel tentativo di salvarsi. La tratta turca, dalla quale sembra arrivassero questi migranti, è stata troppo spesso sottovalutata in questi anni, servirebbe invece una maggiore attenzione da parte dell'Europa e dei governi nazionali. I nostri mari - ha concluso - dovrebbero risplendere di vita e di speranza, e non trasformarsi periodicamente in immensi cimiteri».